GIACOMO GARZYA E L’IMMAGINARIO FEMMINILE IN ARTURO D’ASCANIO

L’IMMAGINARIO FEMMINILE NEGLI ACRILICI DI ARTURO D’ASCANIO, 2024-2025

In due mostre di Arturo D’Ascanio, l’essenza del suo modo di intendere la Donna:“Più delle parole: anatomia del silenzio” è il titolo della Mostra personale di Arturo D’Ascanio, inaugurata il 12 dicembre 2024 all’Hotel Greif Maria Theresia a Barcola (Trieste).“La versione di Clarissa”, invece, si è inaugurata il 15 marzo 2025 all’Atelier di Riccardo Malisano in via Cadorna a Trieste. Su questo Vernissage posso confermare che Arturo D’Ascanio, il quale celebra da anni nei suoi quadri la femminilità in tutte le sue sfaccettature, sublima le donne nel loro interiore e fa poesia coi colori o coi neri e bianchi, andando sempre oltre nella sua ricerca del femminino, ora citando Virginia Woolf, ora esaltando il mistero che è un po’ in tutte le donne, a maggior ragione nella sua Clarissa.

Vedere su Arturo D’Ascanio, nel mio sito www.maree2001.it e in flickr.com, l’album fotografico con tutte le mie foto sui due suoi Vernissage.

Trieste 15 marzo 2025
Giacomo Garzya

 

Vedere su Arturo D’Ascanio, in questo sito e su flickr.com, l’album fotografico con tutte le mie foto sui due suoi Vernissage.Qui, in basso, una selezione delle foto dei quadri di Arturo D’Ascanio che più mi hanno colpito e che scattai il 30 maggio e il 12 dicembre 2024, il 15 marzo 2025.

L’ultima foto “Conversazioni” è di Renato Malusa.
Trieste 25 settembre 2025
Giacomo Garzya

 

GIACOMO GARZYA SCRIVE, INOLTRE, SULL’ARTE SACRA DI ARTURO D’ASCANIO:

“CONVERSAZIONI”

 

Ecco un dipinto in un bianco e nero alquanto contrastati, dal titolo “Conversazioni”, che vuole suscitare forti emozioni nella volontà dell’Autore, più che descrivere il momento immediatamente successivo alla tredicesima Stazione della Via Crucis, quando il corpo di Cristo appena deposto dalla Croce, viene posto tra le braccia della Madre. Risulta, infatti, connotato da una forte tensione legata al dramma cosmico, universale, della Madre disperata per il figlio esanime nel grembo, morto per noi. Questa rappresentazione della Madonna, al primo colpo d’occhio, è al confine tra espressionismo e astrattismo, e vi si legge chiaramente, con la verticalità del corpo e della tunica, una trascendenza sofferta,  quindi una spinta verso il Divino, col viso che guarda sconsolato a destra, e con a sinistra, invece, uno spiraglio di luce a simboleggiare per D’Ascanio la speranza, in un contesto scuro, drammatico. Poi, il corpo della Madre rigido, come impietrito, quasi distaccato per il dolore, tra luci ed ombre, dà un’idea ancora più forte di perdita, il corpo di Gesù quasi scheletrico, senza vita, morto quindi. D’Ascanio nel realizzare questo dipinto con un titolo così, credo che abbia voluto richiamare un dialogo silente, tacito, disperato tra due estremi, la vita e la morte, nonché un modo di dialogare con l’umanità intera sofferente. Il suo dipinto è anche un riferimento esplicito ad una Pietà, tanto questa iconografia gli è familiare lo si vede dal fatto che i corpi in qualche modo danno l’impressione di sorreggersi a vicenda, come in una scultura e il forte contrasto tra i toni scuri e i bianchi accesi, direi, vuole cogliere nell’Autore, il rapporto sottile tra l’essere e il non essere, tra il corpo e lo spirito. La drammaticità della scena, la sua attualità, infine, si nota anche e soprattutto, nella volontà di D’Ascanio di rendere i volti deformi, come alienati per la loro umana fragilità e sofferenza, privi quindi di individualità, in un’epoca come la nostra dove i soggetti risultano appiattiti, uniformati, omologati anche nel più estremo dolore.

Trieste, 12 settembre 2025
Giacomo Garzya

 

Arturo D’Ascanio, “Conversazioni” (foto di Renato Malusa)

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