Poesia
e fotografia di Giacomo Garzya
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![]() ZAKINTHOS, Luglio 1996 (Foto di Giacomo Garzya) |
GIUSEPPE GALASSO
PRESENTAZIONE DI EUGENIO MAZZARELLA DE "IL MARE CHE NON SI VEDE" DI GIACOMO GARZYA, 24 FEBBRAIO 2006. Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano, Napoli (mostra fotografica di Giacomo Garzya, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, 24 febbraio - 18 aprile 2006).
Il mare di dentro, il mare che non si vede di Giacomo Garzya Il
mare che non si vede. Questo è il titolo delle foto che Giacomo
Garzya mette in mostra questa sera e che coprono quasi tutto l'arco
pubblico della sua attività di fotografo, che io sappia.
La prima mostra di Garzya, Forti affetti, è del 1994, la
prima di queste foto è del '95. Nello stesso decennio all'incirca
Garzya pubblica quattro raccolte di versi, Solaria (1998), Maree
(2001), Passato e presente (2002), Il mare di dentro, l'ultima,
del 2005, che anche nel titolo è vicinissima alla mostra
di questa sera. Per avvicinarsi alle foto di questa sera - al di
là della loro bellezza, della raffinatezza delle immagini
- per entrarvi dentro credo sia necessario, almeno per accenni,
riferirle al percorso di questo decennio di Garzya, fotografo e
poeta. Lo chiede lo stesso criterio antologico impiegato, una diacronia
tematica. EUGENIO MAZZARELLA
PREFAZIONE DI EUGENIO MAZZARELLA A GIACOMO GARZYA, PENSARE È NON PENSARE, NAPOLI 2009, BIBLIOPOLIS. Anche
questa quinta raccolta di versi di Giacomo Garzya, Pensare è
non pensare, conferma il dettato poetico che gli è proprio,
e che già Giuseppe Galasso individuava per tempo nella prefazione
alla sua seconda raccolta poetica, Maree, del 2002: la semplicità
pensosa del dettato poetico che non perde tuttavia vivacità
nella compostezza del verso di "spontanea levità".
Una poetica colloquiale che anche in questa raccolta trova nella
topica del viaggio il suo scenario e la sua metafora; e nei suoi
resti - lacerti di memoria, di visioni, tracce consegnate a "ricordi"
recati dagli amici - i segnaposto di sentimenti, volti, paesaggi
amati, talora visti negli occhi di un altro, nella privata geografia
degli affetti (Sabbie e pietre, una poesia tesa e tersa, ne è
un catalogo esemplare: Tutte care/ le sabbie, le pietre della mia
vita... il bellissimo attacco ). INTRA MOENIA Piovischio
di tristezza imbeve Ora
l'acqua impreveduta travolge Dietro
un vetro riparati Se il miracolo regge, possiamo ancora essere qui. EUGENIO MAZZARELLA
EUGENIO MAZZARELLA SU GIACOMO GARZYA, "UN ANNO", con prefazione di Silvana Lucariello, Napoli 2013, pp.1-74, M. D'Auria Editore (presentato da Silvana Lucariello ed Eugenio Mazzarella all'Istituto italiano per gli Studi filosofici il 7 febbraio 2014 ("Un cerotto sull'anima. Un anno di Giacomo Garzya", la relazione del filosofo e poeta Eugenio Mazzarella, fu pubblicata nella mia quattordicesima silloge "L'amore come il vento", Napoli 2019, Iuppiter Edizioni, pp. 59-61).
UN CEROTTO SULL'ANIMA. UN ANNO DI GIACOMO GARZYA Anche
quest'ultima raccolta di Giacomo Garzya, Un anno, conferma il dettato
poetico che gli è proprio, e che già Giuseppe Galasso
individuava per tempo nella prefazione alla sua seconda raccolta
di poesie, Maree, del 2001: la semplicità pensosa del dettato
poetico, che non perde tuttavia vivacità nella compostezza
del verso di "spontanea levità". Così si
esprimeva Galasso, e i versi anche di questa raccolta ultima confermano
in pieno, credo, quel giudizio. EUGENIO MAZZARELLA
GIACOMO GARZYA,"POESIE" (1998-2010), con prefazione di LUIGI MASCILLI MIGLIORINI, Napoli 2011, pp.1-456, M. D'Auria Editore, presentato all'Istituto italiano per gli studi filosofici il 12 maggio 2011, da Luigi Mascilli Migliorini, moderatrice Anna Esposito, con una scelta di poesie lette dal Maestro Carlo Forni.
MELIORA SILENTIO
Geografie dell'anima, si direbbe
con espressione forse abusata di poesie come quelle di Giacomo Garzya
che ora possiamo leggere tutte insieme, quasi come se un gigantesco
atlante dei sentimenti si distendesse per intero davanti ai nostri
occhi e noi fossimo chiamati a fissare su di esso le nostre personalissime
bandierine, dopo aver dato -come è doveroso- attenzione alle
bandierine già fissate dall'autore della mappa, cogliendo
punti comuni di navigazione e di sosta, ma anche dissonanze inattese
di orientamento e di approdi. LUIGI MASCILLI MIGLIORINI
PREFAZIONE DI ENZO SANTESE ALLA QUINDICESIMA RACCOLTA DI POESIE DI GIACOMO GARZYA, "DELOS", NAPOLI 2022, IUPPITER EDIZIONI, pp. 1-342.
"Le
mie poesie come le mie fotografie sono un giornale intimo che non
è intimista. Sin da piccolo mi è stato inculcato il
valore dell'universalità e quando scrivo fotografo, interrogo
me, pensando agli altri." Con queste parole Giacomo Garzya
segna un itinerario di attenzione per il lettore in una pagina d'avvio
a una silloge del 2010 (Il viaggio della vita, D'Auria editore);
è una sintesi concettuale che costituisce la nervatura primaria
di una scrittura che mira alle profonde connessioni tra realtà
interna ed esterna, mentre il poeta cerca dentro di sé quei
punti di contatto con la realtà che giustificano un'appartenenza
a pieno titolo al mondo. Le liriche sono percorse dalla frequenza
di un dolore che diventa cangiante nei toni di sopportabilità
e mutevole nella gradazione della sua incandescenza; qui si sviluppa
una serie di annotazioni perentorie sulla dicotomia tra gioia e
sofferenza, sulle ragioni che fanno prevalere di volta in volta
l'una polarità emotiva sull'altra. Anche quando la metafora
sembra raggiungere l'alta temperatura di una rarefazione del pensiero,
la realtà si presenta nella sua essenza prospettata allo
sguardo e all'animo del lettore con il tono di una colloquialità
mai vernacolare, semmai ridotta alla cifra più prossima alla
sensibilità degli altri, che l'autore si immagina lo ascoltino
per un confronto ideale sulle valenze dell'"esserci" in
una dimensione fisica che seduce con la sua avvincente bellezza
e abbatte con la sua spietata discrezionalità. Il sentimento
percorre nella vasta gamma dei suoi timbri tutta la riflessione
di Giacomo Garzya che è intellettuale legato alle sue radici,
ma quel tanto che gli consente di seguire la curiosità a
conoscere le più diverse particolarità naturali, artistiche
e antropologiche. Sì, perché nella poesia c'è
l'uomo nella sua interezza, l'individuo che guarda a sé e,
nel contempo, è atomo di un universo fatto di mille diversità
nelle cose, nelle persone, nei loro modi di intendere l'esistente.
ENZO SANTESE
RECENSIONE DI LUCIA GUIDORIZZI AL LIBRO DI GIACOMO GARZYA, "DELOS", NAPOLI 2020, IUPPITER EDIZIONI, pp. 1-342, IN "CARTESENSIBILI" (WORDPRESS.COM), 24 DICEMBRE 2022. IL
SACRO CENTRO DELLA POESIA. LUCIA GUIDORIZZI : A PROPOSITO DI "DELOS"
DI GIACOMO GARZYA. Delos,
l'isola sacra, luogo di nascita di Artemide e Apollo, i due gemelli
divini, è il centro politico e religioso, ma anche militare
del mondo antico da cui si dipana il viaggio poetico di Giacomo
Garzya, evidenziandone il profondo legame con la classicità.
Nell'antichità il nome di Delos, come quello dell'isola che
costituisce la parte più antica di Siracusa, era Ortigia,
che significa "quaglia" (in greco antico: ?????), l'animale
sacro ad Artemide e che è simbolo della Dea. TEMPESTE Di
Alessandro Scarlatti Marina del Cantone, 28 febbraio 2016 La vita del poeta è vissuta pienamente e con grande consapevolezza e apertura tra viaggi, città, amore, amicizia, interesse per l'arte, la storia, il mito e la letteratura e tutto ciò appare dai suoi scritti, ma non bisogna dimenticare che l'autore è anche un eccellente fotografo, capace di cogliere gli enigmi insiti nei volti e nei paesaggi. Nella sua arte, si opera una trasfusione continua tra parola e immagine. Come afferma Roland Barthes: "Ciò che la fotografia riproduce all'infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente. In essa, l'avvenimento non si trasforma mai in altra cosa: essa riconduce sempre il corpus di cui ho bisogno al corpo che io vedo; è il Particolare assoluto, la Contingenza sovrana, spenta e come ottusa, il Tale, in breve la Tyché, l'Occasione, l'Incontro, il Reale nella sua espressione infaticabile." (da La camera chiara). PANTHÉON Percorrevo
con te Paris, le 24 mars 2016 TRAMONTO AL LUXEMBOURG Scherzavi Paris,
le 25 mars 2016 MISERIA E NOBILTÁ Una
cicca, sì proprio una cicca Napoli,
12 maggio 2016 Oh,
le campane di San Giusto Affiorano immagini di grande sensibilità pittorica che assumono la valenza di una condizione esistenziale, come il rosso pompeiano che sfuma e sbiadisce al pari della bellezza in un volto femminile.
Il
rosso pompeiano, Napoli, 20 marzo 2017 I suoi versi sono intrisi anche da un senso di solitudine e raccoglimento, condizioni precipue per l'espressione poetica. Solinga Napoli, 3 dicembre 2017 L'ineluttabile entropia prodotta dallo scorrere del tempo ritorna condensandosi nella bellezza di Duino, luogo letterario e leggendario per eccellenza. DUINO Un
alone romantico Trieste,
4 luglio 2018 LUCIA GUIDORIZZI
PREFAZIONE DI PAOLA CELENTANO GARZYA ALLA QUATTORDICESIMA SILLOGE POETICA DI GIACOMO GARZYA, "L'AMORE COME IL VENTO", NAPOLI 2019, IUPPITER EDIZIONI.
In memoria di Fanny
Quando mio marito Giacomo ha deciso
di pubblicare in
PAOLA CELENTANO GARZYA
PRESENTAZIONE DI
ANNA PICCIONI A GIACOMO GARZYA, "L'AMORE COME IL VENTO".
Apro il libro e mi preparo a leggere
versi, parole della poesia di Giacomo Garzya. Con grande sorpresa
la prima parte sono versi scritti in francese, una lingua che amo
e conosco. Il francese ha una sua musicalità e un magnetismo
che s'intreccia con le corde del cuore. I versi incantano, prendono,
trascinano verso l'infinito (p. 21).
ANNA PICCIONI "L'amore come il vento",
Napoli 2019, Iuppiter edizioni, presentato all'Università
Liberetà di Trieste da Anna Piccioni (8 novembre 2019). |
PRESENTAZIONE DI GIACOMO GARZYA DEL LIBRO DI AURORA CACOPARDO E DI FRANCESCO D'EPISCOPO "NAPOLI: LUOGHI LETTERARI"
È
con vero piacere che mi accingo a presentare, in questa benemerita
sede dell'HUMANITER, il libro "Napoli: luoghi letterari"
di Aurora Cacopardo e di Francesco D'Episcopo, edito nel 2011
dalla emergente Casa Editrice IUPPITER EDIZIONI di Napoli. Aurora
Cacopardo, ora insegnante qui all'HUMANITER, è stata una valente
docente di materie letterarie nei Licei ed è una colta, sensibile,
acuta critica letteraria napoletana, che ho avuto modo di apprezzare
personalmente negli ultimi anni leggendo le sue recensioni agli
ultimi miei libri di poesie. Ella ha infatti dato ottima prova
di sé collaborando con riviste quali Il Cerchio, Essere, Napoli
City, nonché scrivendo sulle pagine culturali del Roma, del Danaro
e di Chiaia Magazine, un periodico questo di grande importanza
civile, sociale e culturale non solo per il quartiere Chiaia,
ma per Napoli tutta.
GIACOMO GARZYA Questo testo da me letto il 28 febbraio 2014, è stato in gran parte pubblicato in CHIAIA MAGAZINE, Anno IX, numero ½ - febbraio/marzo 2014. |
PRESENTAZIONE DI GIACOMO GARZYA AL PAN DI NAPOLI DEL LIBRO "SOTTO UN CONTORTO ULIVO SARACENO" DI AURORA CACOPARDO.
È
con grande piacere che mi accingo a presentare questo nuovo libro
edito nel novembre 2015, da Iuppiter Edizioni , Napoli (pp.1-164)
di Aurora Cacòpardo, di formazione crociana ( è su
GIACOMO GARZYA PAN (Palazzo delle Arti di Napoli), 7 maggio 2016.
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GIACOMO GARZYA SU ALEXANDRA MITAKIDIS. QUANDO LA FOTOGRAFIA INCONTRA LA POESIA
Trieste, 8 settembre 2022 GIACOMO GARZYA in "Chiaia Magazine", anno XVII, numero 100 - dicembre 2022
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LUIGI COSTANZO, L'UMANESIMO ARTISTICO DI GIACOMO GARZYA
LUIGI COSTANZO Napoli, 12 settembre 2003 Questa pagina sulla mia poesia fu
pubblicata in GIACOMO GARZYA, POESIE (1998-2010), Napoli 2011, M.D'Auria
Editore, pp.409-414.
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Lungosenna,
aprile 1987 |
![]() IISF, 2015 (Foto di Francesco Zoena) |
![]() IISF, 2015 ( Foto di Francesco Zoena) |
PREFAZIONE DI ANNA ESPOSITO AL MIO TREDICESIMO LIBRO DI POESIE: GIACOMO GARZYA, "I SASSI PARLANO", Napoli 2016, Iuppiter Edizioni.
Le
poesie di questa tredicesima raccolta del poeta Giacomo Garzya sono
state lette da me quasi "in itinere"; un muto appuntamento
sul cellulare notificato da un segnalino, mi invitava a leggere la
poesia del momento; come una cronaca quotidiana, ogni stimolo diventava
spunto per una trasformazione in versi del suo sentire.
E' stato facile penetrare nell'altalena dei suoi versi, che mi hanno indotto a riflettere ed hanno fatto emergere in me emozioni riposte in qualche angolo del mio animo, e sono tali riflessioni, tali emozioni che vorrei descrivere. Il mio punto di partenza è stata la "parola", essa può cambiare uno stato d'animo, può trasformare l'umore, alleggerire o appesantire un evento, influenzare il proprio quotidiano, la propria vita, la vita di un paese...ed altro ancora. A volte le parole possono suscitare reazioni che inducono chi ascolta ad usare altre parole, dando il via ad un dialogo, un alterco, un confronto. Le parole di un poeta, invece, quando penetrano nel profondo, inducono spesso al silenzio, quasi per non turbare il loro viaggio verso un luogo che è al di là della mente; esse hanno qualcosa di magico, possono trasportare l'essere umano in una dimensione di pura trascendenza, di religiosità, di connessione col divino che è in ciascuno di noi, dove non c'è più interferenza tra l'uomo e l'esistenza, ed il sentire personale diventa universale..... " qui...alla Corricella c'è tanta luce, tanta quanta può avere l'umore benevolo di chi guarda oltre le nasse, oltre l'orizzonte, ché è oltre l'orizzonte che puoi incontrare la tua anima...." "...chi è il padre di Dio? E tu rispondi, il cerchio , la retta, il punto non hanno un inizio, non hanno una fine. " ....queste parole inducono la mente a tacere, è nel silenzio che riecheggiano, è il silenzio che parla. Le parole di Giacomo sono campane tibetane... emanano cioè vibrazioni che hanno il potere di far affiorare grovigli di sensazioni...blocchi emotivi...profonde ferite mai dimenticate... Qui l'emozione diventa parola! "Le onde impazzite, racconta, del mare, quando esaltano e lacerano insieme l'anima, nel ricordo delle tempeste in ciascuno di noi, ...." "Il delirio del vuoto, l'angoscia, come quando ci si perde per strada, nel freddo gelo d'una metropoli e il cuore alla ricerca d'un segno impazza, d'un viso nella moltitudine,..." Le parole di Giacomo rivelano la forza del suo sentire.....ovunque ho trovato la qualità dell'amore, espresso in tutte le sue forme, come energia prorompente che straripa dai suoi versi, ...l'emozione qui è incontenibile come uno tsunami, travolge il lettore, lo conquista, qui le parole sono forza universale, come la gravità , il magnetismo... " Ti amo come l'acqua , il pane." "Le carezze degli innamorati riscaldano i corpi nudi.....nell'amplesso ritmato su una rotaia, che corre verso un piacere infinito". "Amo perdutamente riamato, libero, assolutamente libero, il mio amore..." "la vita è un dono per chi...ha tanta voglia di amare..." .....ovunque nelle poesie di Giacomo affiora un animo che non conosce finzioni o riserve, che non si nasconde, è un denudarsi, un abbandonarsi che assolve la sua natura umana e fa pensare alla qualità dell' "innocenza"...., non si copre l'innocenza, non simula, non si difende...l'innocenza vuole un cuore nudo...una mente sgombra da ipocrisie. L'uomo "innocente" non indossa un salvagente, si espone al rischio di delusioni e sofferenze e vive senza requie il suo sentire. "....ma tu c'eri, aggrappato al sonno, divorato dal sogno, che minava la tua pace, presago dei giorni a venire, o piuttosto specchio del tuo passato, ingombrante, agitato, come le lenzuola smosse, ......" "...lí sui pontili a guardare la tempesta, che deve passare...." "...come
pece il mare di notte, quando non vuoi ricordare il cuneo conficcato
nella tua mente....".
ANNA ESPOSITO
Trieste, Piazza Unità d' Italia, dicembre 2021 ( foto di Giacomo Garzya ) |
LIBRI
I SASSI PARLANO 14/12/2016 di Maria Neve Iervolino, in IUPPITER NEWS
I sassi parlano, ultima raccolta di Garzya, ma sarebbe assai errato ridurla a opera sentimentale, è piuttosto la rappresentazione di un viaggio che l'autore intraprende per il mondo, come mostrano le indicazioni geografiche a fine di ogni componimento: San Francisco, Santa Monica, Oswiecim ed altre ancora e che porta con sé il bagaglio di una importante intelligenza emotiva. Una
raccolta di poesie per vedere il mondo con il cuore
Bellissima la tua voce,
MARIA NEVE IERVOLINO Recensione
su "Chiaia magazine ", marzo 2017 |
IL
MIO DODICESIMO LIBRO DI POESIE, Napoli 2015
PREFAZIONE DI MARIA ROSARIA COMPAGNONE A GIACOMO GARZYA, "PETTIROSSO", Napoli 2015, M.D'Auria Editore
"Uno
spirito inquieto che non si ripiega su se stesso e che non rinuncia
mai a vivere nel mondo e col mondo", così Giuseppe Galasso
definiva nel 2001 Giacomo Garzya nella prefazione della raccolta
Maree.
MARIA
ROSARIA COMPAGNONE
IL PETTIROSSO DI GARZYA di AURORA CACOPARDO, in "CHIAIA MAGAZINE" , dicembre 2015
“Pettirosso”
(M. D’Auria Editore) è il nuovo lavoro di Giacomo Garzya,
un patrimonio di unità e di storia, di sorprendenti intrecci
culturali. Sembra che tutto il libro sia avvolto in una ragnatela
di |
IL MIO UNDICESIMO LIBRO DI POESIE: GIACOMO GARZYA, "UNA SPECCHIERA", Napoli 2015, M.D'Auria Editore. . La
poesia di Garzya
Pubblichiamo
in anteprima ampi stralci della prefazione di Aurora Cacopardo al
libro di poesie “Una specchiera” di Giacomo Garzya (M.
CHIAIA MAGAZINE • FEBBRAIO/MARZO 2015
PREFAZIONE A GIACOMO GARZYA, "UNA SPECCHIERA" DI AURORA CACOPARDO Giacomo
Garzya sembra un poeta della classicità greca, comparso per caso
in questo secolo, in un periodo di crisi umanistica e di valori,
e ricorda la stirpe di poeti pagani, che da un luogo appartato contemplavano
le stagioni, la natura, gli animali, i fiumi insieme alla dolcezza
degli amori, alla voluttà della carne, alle inquietudini dell'anima
e soprattutto allo scorrere del tempo
AURORA CACOPARDO
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PREFAZIONE DI JEFF MATTHEWS ALLA MIA DECIMA RACCOLTA DI POESIE: GIACOMO GARZYA, "CAMPANIA FELIX", English translation by Jeff Matthews, Napoli 2014, M.D'Auria Editore (on the cover : Vesuviana, watercolour by Daniela Pergreffi).
I present
these English translations of Giacomo Garzya's images of his native
Campania very cautiously. After all, almost everyone has words of
warning about translation: "Translation from one language into another...is
like gazing at a Flemish tapestry "Poetry is what gets lost in translation."
(Robert Frost) Yet we all know the difference between a good translation
and a bad one. And we all know how indebted we are to the centuries
of translators who have given us with the literature of other cultures,
ancient and modern. In the sense of the 20th-century form known as "Imagism",
Garzya favors precision, even isolation, of single images and clear,
sharp language. As with all poets, he has a sense of cadence and euphony
but is less interested in formal meter and rhyme than in the brief
flash that lets the reader see something new. It might have been more
convenient to present his poems in paragraph form and call it a prose
translation. I have chosen instead to follow the erratic typographic
form chosen by the poet, single lines (even of a single word), one
above the other, to achieve the effect of a parade of images. I have tried not to inject myself into his lines and
have provided a few notes for some of his references that might not
be familiar to the non-Italian reader. To the extent that I have succeeded,
I am content; if I have failed, well, give my regards to Cervantes
and Robert Frost.
PRESENTAZIONE DEL MIO DECIMO LIBRO DI POESIE: GIACOMO GARZYA, "CAMPANIA FELIX", English translation by JEFF MATTHEWS, Napoli 2014, M.D'Auria Editore (on the cover: Vesuviana,watercolour by Daniela Pergreffi) Giacomo Garzya, affermato poeta e fotografo napoletano, in questo libro Campania Felix ( Napoli 2014, M.D'Auria Editore), destinato al pubblico di lettori anglofoni e italiani che vuole approfondire Napoli e i suoi dintorni mitici (Capri, Ischia, Procida, Positano, ecc.) al centro della nostra cultura, mette in luce attraverso le sue poesie, vere e proprie immagini in versi, scritte tra il 1998 e il 2013, tradotte in inglese da Jeff Matthews, la bellezza e il significato storico e interiore di luoghi classici, quelli della Campania. I luoghi, i siti hanno sempre rappresentato e rappresentano momenti evocativi di grande valore emotivo sia per chi vi nasce, sia per chi li vive e sia per chi li visita da turista. I luoghi sono la storia dentro e fuori di tutti noi e di essi non si può fare a meno se è vero che la memoria non ossida il tempo, cioè se la memoria permette che il tempo inteso come vissuto di un singolo e della collettività resista all'oblio. Ciò vale per tutti i luoghi che hanno un vissuto da raccontare, Napoli e la Campania in questo libro. Giacomo
Garzya, noted Neapolitan poet and photographer, presents RECENSIONI DI AURORA CACOPARDO al mio libro fotografico: GIACOMO GARZYA, "LA MIA NAPOLI", con prefazione di RENATA DE LORENZO ( Napoli 2014, Arte Tipografica Editrice) e alla mia decima raccolta di poesie GIACOMO GARZYA, "CAMPANIA FELIX", Napoli 2014, M.D'Auria Editore.
Una
tantum desidero partire dal volto dell'autore e non dalla sua pregevole
opera:"La mia Napoli".
Partiamo, dunque, dai candidi capelli che scoprono una fronte alta e dagli occhi azzurri che non guardano ma contemplano, occhi timidi. Ma solo i timidi, qualità sublime di questi tempi, riescono a scomparire per dare spazio agli altri; dietro la contemplazione c'è un "oltre" ed è questo"oltre" che pone al centro l'umanizzazione di una cultura. Le sue splendide foto - settantaquattro immagini- che la prefatrice, Renata De Lorenzo, definisce "un senso di racconto e ricerca di linguaggio",sono prive di presenze umane, ma sature della capacità di resistere allo scorrere del tempo e sono l'omaggio più bello, più sincero alla sua Napoli ed alla sua classicità. Sì, perché Giacomo Garzya ha focalizzato nella classicità la civiltà dell'uomo, non solo di ieri ma di sempre. La Napoli da lui ritratta è una splendida donna in attesa del nostro sguardo, è una città perfetta: si parte dalla fontana dell'Immacolatella, equilibrata, olimpica, per proseguire con via Caracciolo, porto, piazza del Plebiscito, zona che richiama la città angioina ed aragonese. Napoli si mostra senza veli, non ci sono elementi di disturbo. Lo sguardo di Garzya si sofferma su Castel dell'Ovo che è oggetto di inquadrature che "ne ripercorrono le stratificazioni architettoniche e politiche". Una città fuori dal tempo, dove gli spazi delimitati dall'architettura sono reinventati dagli scatti dello scrittore fotografo e vivono di vita parallela. Sono luoghi assoluti, modelli di immagine: il Vesuvio, sterminatore di una terra inquieta, le albe riprese dal corso Vittorio Emanuele, lo splendido veliero Amerigo Vespucci, sembra collegare il presente ad un passato antico. Garzya con i suoi scatti racconta il silenzio e la distanza e sembra invitarci ad impegnare la nostra capacità di osservazione spaziale, quindi di vita, trasformando le immagini in oggetti su cui meditare. Il lavoro si chiude con l'immagine in bianco e nero del "Dio Nilo giacente", ancora una volta il riferimento al Mediterraneo, l'identità della memoria e la capacità di penetrare l'anima delle civiltà. *** L'ultimo
lavoro di Giacomo Garzya,"Campania Felix", conferma la finissima
qualità stilistica e psicologica della sua scrittura. Al centro della
sua indagine è sempre il paesaggio: mare, porti, città,
colline, monti, ma questa volta la metafora del viaggio appare storica e metafisica insieme, la tematica talvolta elegiaca, i personaggi scolpiti nel tempo. Il poeta, in questa raccolta, abita quella sottile frontiera tra esperienza vissuta dell'io che si fa personaggio e la percezione del mondo con tutto il suo malessere ed il viaggio nella memoria ricostruisce il filo misterioso che lega l'amore al dolore. Per il poeta, forse, la morte è la tarma sulla trama non tessuta dalla spola ed allora quando la memoria evoca un'immagine, una voce, un sorriso, il lamento della cetra avvolge le pieghe del suo cuore non seppellendo il ricordo di una vita persa anzi tempo. Chiudo con una citazione che il professore Eugenio Mazzarella ha ricordato essere in quarta di copertina di Solaria del 1998, il primo volume di versi dell'autore: "Coloro i quali trovano nelle cose belle significati belli, sono persone colte. Per questi c'è speranza", da Oscar Wilde.
AURORA CACOPARDO In "Chiaia magazine", Anno IX - numero 5/6- luglio/agosto 2014, p. 22. |
NEL 2013
PREFAZIONE DI SILVANA LUCARIELLO AL MIO NONO LIBRO DI POESIE: GIACOMO GARZYA, "UN ANNO", Napoli 2013, M.D'Auria Editore.
Sono
grata a Giacomo Garzya per l'invito a presentare il suo nuovo saggio
di poesie Un anno, non solo per la testimonianza di stima nei miei
confronti, ma soprattutto perché mi ha offerto l'opportunità di riavvicinare
e ri-esplorare il mondo della poesia che percorre dimensioni emozionali
con quei tracciati che arrivano diretti "al cuore".
Per me che poeta non sono e che avvicino nel mio lavoro psicoterapeutico la complessità del mondo umano con i suoi numerosi volti, spesso cupi, indecifrabili ed invalidanti lo scorrere dell'esistenza, questo testo mi ha permesso di assaporare e ripercorrere itinerari interni con modi e linguaggi che solo la poesia può descrivere con efficacia. Leggendo il testo da subito si è immersi in uno scenario suggestivo e corposo, fatto di immagini, ma soprattutto di odori, sapori, colori e suoni in cui umano e natura si incontrano per consegnarci una miriade di stati d'animo dalle mille sfaccettature. Sullo sfondo di tutte le produzioni poetiche della raccolta, si staglia il dolore silenzioso e riservato dell'autore, cui è permesso accedervi in punta di piedi e con estremo rispetto. Il dolore che traspare nelle poesie di Giacomo Garzya appartiene a quella dimensione tragica dell'uomo che si interroga sul suo esserci nel mondo, sul mistero della vita e della morte, sul significato di esperienze e vicissitudini che popolano l'esistenza di ciascuno, cogliendoci sorpresi, disperati o muti nel "patire" la vita. La nostalgia del passato, la forza delle emozioni, l'incedere superbo della morte nei sentieri della vita, si intrecciano nelle varie composizioni, lasciandoci rapiti nel riprovare e ritrovare atmosfere del presente e quelle del tempo che è andato: amore, solitudine, inquietudine, stupore, inganni, malinconia, condivisione, solidarietà e molto altro ancora si ritrova nel testo del poeta. L'errare dell'uomo dentro e fuori se stesso è portato da immagini di luoghi e terre inondate dal sole, in cui sacro e profano si mescolano e si fondano nel Luogo della : " terra madre, lì dove ha tutto origine". L'amicizia di affetti lontani e sempre presenti, il sorriso misterioso del femminile, la bellezza sconvolgente della natura, introducono l'autore in altri luoghi esterni ed interni che gli propongono il movimento incessante della vita che si condensa nel silenzio opprimente della morte. È quanto si ritrova nel componimento Il Buio nero nell'immagine della grotta di Pertosa o sotto S.Anna di Palazzo: "quando si spengono le lampade , il silenzio assoluto al bivio è opprimente, così deve essere dentro una bara quando si spengono gli occhi per sempre". Per l'autore il tempo scandito dall'orologio avanza con impassibile ineludibilità ed in esso giocano, come dentro le maglie di una sottile filigrana, il dolore della mancanza, della perdita, delle separazioni; il tempo interno, invece, rimane custodito nel presente vivo e costante della mente: potere della memoria, archivio della memoria, condivisione rappresentano le uniche sponde di spazio senza tempo, in cui passato e presente si coniugano nel : "niente è morto". Tempo, spazio e memoria mi sembrano, infatti, gli assi portanti su cui Giacomo Garzya costruisce il suo linguaggio poetico dove il dolore di cui ci parla, e penso alla poesia Cinque anni, non arriva solo dalla mancanza, ma dalla tirannia dell'oblio che interviene inesorabile e con ritmo implacabile a consentire per chi rimane in vita l'amara e struggente consapevolezza della propria sopravvivenza. La carica emozionale che suscita la produzione poetica di Giacomo Garzya mi ha riportato alla mente l'intimo legame esistente tra poiesis e sogno, messo in risalto anche in numerosi studi psicoanalitici. Infatti, Jung in particolare, fra tutti gli psicologi del profondo, segnalando nel 1961 una significativa analogia tra poesia e sogno, scriveva nel suo saggio Simboli ed interpretazioni dei sogni che: "si ha l'impressione che nel sogno sia all'opera un poeta". Al riguardo mi piace ricordare un passo illuminante di F.Hölderlin in cui l'autore descrive mirabilmente la poesia come capacità di percepire in maniera nuova ed originale il mondo e le cose del mondo: "Quando il poeta, in tutta la sua vita intima ed esterna, si sente unito con il puro risuonare della sua sensibilità originaria, e si guarda intorno nel mondo, questo gli appare nuovo e sconosciuto; la somma di tutte le sue esperienze, del suo sapere, della sua intuizione, del suo pensiero, l'arte e la natura, come essa si presenta dentro e fuori di lui, tutto gli si presenta come per la prima volta e, proprio per questo, nuovo e indefinito, ridotto a pura materia e vita…". Nel sogno l'inconscio si manifesta attraverso costruzioni simboliche e metaforiche che parlano per immagini al sognatore ed individuano, se ascoltate, nuovi fronti e risposte ai problemi della vita; allo stesso modo, come ci ricorda Hölderlin, la poesia in quanto comunicazione e linguaggio, prefigura e consegna soluzioni originali agli interrogativi dell'uomo. Nel linguaggio della poiesis e del sogno si intrecciano metafore che si espandono e si rivelano in immagini che aprono uno scenario di orizzonti semantici, da cui è possibile creare una nuova trascrizione di se stessi e del mondo: entrambi in quanto pensiero-sentire vivo, rappresentano quel dinamico fluire che lambisce inesauribili sponde a nuove prospettive. Per dirla con Galimberti lo spazio del simbolo è il luogo della: " parola-guida (Leit-wort) che non dice, non enuncia, si limita a mostrare una connessione, o meglio una vicinanza, una prossimità che custodisce una ricchezza di significati non contenuti dalla parola, ma in cui la parola è contenuta" . In questo senso la parola, nella poesia come nel sogno, diventa da parola parlata parola psichica che rivela ed illumina le immagini, incontrando le cose e rinvenendone il senso che, come rileva Galimberti : "non è ancora del tutto spento nella parola". Il linguaggio "originario" della poesia e del sogno rimandano all'immaginazione creatrice, quale unità in cui l'esperienza stessa si muove e si svela; esperienza, come osserva Masullo, di un sapere simbiotico che precede la scomposizione della realtà in tanti variegati aspetti, in cui tutto, circolando in ogni parte, lascia emergere il Senso. Ritornando al tema del Tempo, tra i protagonisti delle poesie di Giacomo Garzya, mi sembra che l'autore intenda questa dimensione come collegamento tra cambiamenti, come legame tra eventi trasformativi della propria vita, densi di rinnovate progettualità. Il Tempo, da questo vertice di lettura, è l'accadimento con cui il nostro essere è invaso e scosso dalla differenza e dalle oscillazioni della vita; esso, come affiora con toccante profondità dalle poesie del testo, scompaginando le nostre continuità e certezze, porta in sé la percezione dolorosa della lacerazione e della rottura, ma anche il riavvicinamento alla vita ed all'ascolto delle differenti note del nostro esserci nel mondo. In tal senso il linguaggio della poesia e del sogno esplorano quella dimensione interna che coglie e dà forma ad emozioni, segnalando il richiamo ad una differenza che, se avvertita, è capace di parlarci e farci intravedere altri confini. Nella nostra epoca in cui è forte la tendenza a negare e ridurre le differenze, il linguaggio della poesia e del sogno esprimono in modi diversi, il desiderio della vita che, come osserva G. Gaglione: "non può che desiderare di differenziarsi e di continuare ad essere vita nel differenziarsi, proprio nel suo essere nel mondo e nella storia".. Queste mie brevi considerazioni, sollecitate dalla lettura del testo Un anno, mi appaiono un importante e profondo invito a riflettere su quanto, specie in un'epoca di disorientamento, possa costituirsi come autentico riferimento. Tale potrebbe essere quel Senso che sgorga dalla poesis e dalle immagini del sogno, come nuova sondabilità alla significazione, in grado di ri-assegnare a ciascuno un orientamento interno che appare proprio nel momento in cui l'uomo si rivela a se stesso. Di questo sono grata all'autore.
Napoli 11.11.2013
SILVANA LUCARIELLO
TRADUZIONE IN INGLESE DELLA RELAZIONE DI EUGENIO MAZZARELLA SUL MIO LIBRO: GIACOMO GARZYA, UN ANNO, Napoli 2013.
Once again, this latest collection by Giacomo Garzya confirms what we know his poetry to be. As Giuseppe Galasso noted some time ago in his preface to the second collection of poems, Maree, from 2001: the poetry is thoughtfully simple without losing liveliness and "spontaneous levity". Those were Galasso's words, and I believe that these latest verses totally confirm that judgement. EUGENIO MAZZARELLA (traduzione in inglese del compianto amico Mark Weir)
RECENSIONE DI AURORA CACOPARDO AL LIBRO: GIACOMO GARZYA, UN ANNO, Napoli 2013, M.D'Auria Editore.
"Le sorprese di Garzya"
AURORA CACOPARDO Articolo, in "Chiaia magazine", IX, n.1/2, febbraio/marzo 2014, p.30. |
PREFAZIONE DI EMANUELA D'AMELIO AL MIO OTTAVO LIBRO DI POESIE: GIACOMO GARZYA, "L'AMOUR ET LE VIOLON", NAPOLI 2012, M.D'AURIA EDITORE.
Con estrema umiltà ed in punta
di piedi mi accosto alla nuova raccolta di poesie di Giacomo Garzya
"L'Amore e il Violino", onorata di aver potuto assistere
alla genesi di questi versi in qualità di amica e di lettrice.
EMANUELA D'AMELIO
RECENSIONE ALL'OTTAVA RACCOLTA DI POESIE DI GIACOMO GARZYA, "L'AMOUR ET LE VIOLON"
GARZYA, POETA PELLEGRINO Il mondo intero, scriveva Camus è disegnato come un grande punto interrogativo che ci costringe a levare la testa verso l'alto. Leggendo le poesie della raccolta "L'amour et le violon" (D'Auria Editore) si ha la sensazione che l'autore cerchi mediazioni verso l'infinito, piste di decollo verso l'assoluto. Giacomo Garzya si racconta, si dà un senso, in un viaggio che diventa metafora del tempo, tempo che si raccoglie tra gli scogli della memoria, le cui parole recuperano il senso ed il perduto. Alcune poesie fanno riaffiorare alla memoria una musica leggera, invitante, antica : parole semplici e necessarie. Esse parlano di colori, di fiori, delle nebbie di Venezia che si sveglia dal suo torpore, del giardino della Menara, dei tamburi a Djemaa, delle spezie del souk. È la memoria del poeta, è la sua capacità di tracciare per immagini la forza dei sentimenti ed a comporre figure di gioia e di malinconia. In altre liriche della raccolta tutto sembra immobile, nell'attesa di una partenza temuta, di un addio che lascerà la fragile quiete del cuore dell'uomo. Il poeta diviene viandante, tra il vissuto e la contemplazione per cercarsi, in un andare che deve somigliare ad un pellegrinaggio. Giacomo Garzya, viandante-pellegrino, conosce le pieghe della solitudine senza mai assentarsi dalla vita. Anzi resta dentro la vita anche quando le parole spariscono e restano solo i desideri, i sapori, i destini. Gli orizzonti del poeta sono nel viaggio anche se è convinto che gli approdi non sono sempre consapevolezza e che gli arrivi si intrecciano con le partenze ed i ritorni vanno sempre oltre "Itaca". Non so se Giacomo Garzya abbia superato Itaca o sia dentro Itaca, so che questo libro va oltre il misterioso che incanta.
AURORA CACOPARDO in "Chiaia Magazine", marzo 2012, p. 30. |
RECENSIONE DI AURORA CACOPARDO ALLA SETTIMA SILLOGE DI POESIE DI GIACOMO GARZYA, "POESIE" (1998-2010), Napoli 2011, M.D'Auria Editore.
GIACOMO GARZYA, IL POETA ARGONAUTA L'invenzione artistica procede per due strade diverse: la prima è la mimesi, che viene dall'osservazione del mondo e dalla capacità di raccontarlo.Il libro di poesie di Giacomo Garzya presenta cinque raccolte dai nomi significativi: Solaria, Maree, Passato e presente, Il mare di dentro, Il viaggio della vita, tanto da definirlo un raccordo tra la memoria che si fa nostalgia e il sogno che recita mistero. Ma è anche il tempo del viaggio, un lungo racconto che raccoglie echi di emozioni, sentieri incantati, ricordi di mare, di amori, di stagioni, di deserti, di sogni. L'analisi dei testi di Garzya, frutto di una sorvegliata interiorizzazione, induce a pensare ad un itinerario, lungo il quale si incrociano il grido di morte che sale dal mondo dei vivi e l'inutile dolore del vuoto per la perdita della persona cara che produce l'inevitabile sperdimento esistenziale per cui la vita sembra essere solo un vuoto deserto. Un segno fatale, un segno di morte, ma presentato con calmo distacco che suona, nel contempo, come serena accettazione dei limiti umani e come sfida al potere che ci sovrasta. Grande è la capacità del poeta di descrivere il mondo. Si tratta di descrizione fatta per immagini. L'invenzione artistica procede per due strade diverse: la prima è la mimesi, che viene dall'osservazione del mondo e dalla capacità di raccontarlo. La seconda è l'opposto della prima cioè dilatazione e trasformazione del mondo, moltiplicazione del reale ed in ciò si concentra il meglio degli spunti creativi del poeta. Se il nuovo nasce dall'antico, ed il futuro proviene dalla memoria del passato, Garzya compie il suo viaggio da argonauta dentro la poesia dei lirici greci. Scrivere è andare lungo i sentieri del tempo, per il poeta il tempo si è lasciato intrappolare dal mistero e dal segreto delle parole che si fanno sangue, vita e sogno negli anni lunghi della memoria che è in noi con le sue immagini e i suoi personaggi. In un tempo in cui le memorie si custodiscono. Ed è questo il tempo del viaggio. AURORA CACOPARDO Articolo pubblicato in "Chiaia magazine", VI, n. 5, maggio 2011, p.40.
RECENSIONE DI ENZO PAGLIARO A GIACOMO GARZYA, "POESIE", Napoli 2011 La colorata sensibilità di Giacomo GarzyaÈ difficile dire "cose migliori del silenzio" ma Giacomo Garzya c'è riuscito: per i tipi (preziosi) di D'Auria ha dato alle stampe ma soprattutto alla passione per la poesia la raccolta completa di tutti i suoi viaggi poetici più qualche inedito. E nonostante i tempi diversi di produzione e i diversi paesaggi che si incontrato in questo viaggio e gli innumerevoli ritratti che appaiono sulle pareti della memoria e gli stati d'animo che vibrano lungo tutto il libro e i sentimenti che aleggiano sereni tra una pagina e l'altra... ecco nonostante questa (apparente) diversità rimane ben visibile la traccia indelebile della sua sensibilità. Sì, questa è la chiave di lettura delle poesie di Giacomo Garzya. E se è vero che "il dolore disordina gli alfabeti" è anche vero che le parole di Giacomo hanno ricomposto - nonostante il dolore - un alfabeto tutto suo: l'alfabeto - appunto - della sensibilità. Sensibilità "fotografica" lungo i sentieri dell'amata Grecia e la ricolorata (da lui) Procida; sensibilità "fisica" nei ricordi di e con gli amici; sensibilità "metafisica" per richiamare alla memoria di tutti l'adorata Fanny; sensibilità "lirica" davanti al prodotto dell'arte di altri; sensibilità "allegra" nel dare alla vita lo spessore che merita, comunque. Che il silenzio non ti faccia mai da guida, Giacomo. ENZO
PAGLIARO
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PREFAZIONE DI RICCARDO MAISANO ALLA MIA SESTA RACCOLTA DI POESIE: GIACOMO GARZYA, "IL VIAGGIO DELLA VITA", Napoli 2010, M.D'Auria Editore.
L'eco
del viaggio, lungo ormai e ininterrotto, che Giacomo Garzya compie
da molti anni e che risuona inesorabile ancora in questi versi, è
un'eco di passi umani. Non solo di reattori, motori a scoppio o ruote
di treno, ma eco di passi lenti e cadenzati di un uomo che a piedi
percorre la sua strada, e poiché cammina a piedi ha modo e tempo per
fermarsi a guardare, a sentire e a ricordare.
RICCARDO MAISANO L VIAGGIO DELLA VITA, Napoli 2010.
ROSSELLA GALLETTI Articolo pubblicato sulla rivista "Chiaia magazine", anno V, n. 6-7, giugno-luglio 2010.
ACOPOESIA DI GIACOMO GARZYA, RICORDANDO SUA SORELLA CHIARA, SCOMPARSA PREMATURAMENTE L'8 APRILE 2019. Tale poesia ha dato anche il titolo alla sua raccolta di poesie "IL VIAGGIO DELLA VITA", pubblicata nel 2010. IL VIAGGIO DELLA VITA A Chiara sorella
Pianure,
monti, pascoli, fiumi da ponti di ferro, Tante
sequenze, quanti ricordi, In
lotta col tempo che passa, Né
togliendone il tappo, i mali del mondo e la morte
in GIACOMO GARZYA, IL VIAGGIO DELLA VITA, Napoli 2010, M.D'Auria Editore, p. 74.
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Nella prestigiosa cornice di Palazzo Serra di Cassano, all'Istituto italiano per gli Studi Filosofici, il 24 aprile 2009, Patricia Bianchi e Valerio Petrarca hanno presentato il quinto libro di poesie di Giacomo Garzya, "Pensare è non pensare", con prefazione di Eugenio Mazzarella ed edito da Bibliopolis (Napoli 2009), dopo "Solaria" (1998), "Maree" , con prefazione di Giuseppe Galasso (2001), "Passato e presente" (2002), "Il mare di dentro" con prefazione di Patricia Bianchi (2005). "Pensare è non pensare", uscito a un anno dalla tragica scomparsa di Fanny Garzya, figlia dell'autore, avvenuta il 6 febbraio 2008 a Castel Volturno, è connotato da due anni di poesie e l'ultimo è pregno del disastro umano che egli ha vissuto, come si evince anche dal titolo della raccolta. Patricia Bianchi, che già aveva presentato, in questa stessa sede "Il mare di dentro" nel 2005, ha espresso la sua esperienza di lettura delle poesie, che vengono definite di complessità e dense di significati, che portano a riflettere su ciò che è l'esperienza umana di Giacomo Garzya, in un momento storico della sua vita, che lo porta a rivedere il suo concetto di natura, non vista più come trascendenza, ma come realtà tragica, realtà della coscienza dell'uomo, e in questo si è riferita ad Auerbach. Un libro, nella sostanza, del presente, aperto ad interrogativi esistenziali, più che nelle raccolte precedenti, dominate dal paesaggio. Interrogativi posti a se stesso, ma anche agli altri. Patricia Bianchi si è soffermata, poi, come all'inizio lo stesso autore, e poi Valerio Petrarca, sul titolo della raccolta e ne ha messo in luce la profondità, nella misura in cui esiste il dolore col quale dialogare con la parola, per continuare a esistere. La poesia è fatta di parole, senso della vita, conoscenza, che creano un contatto con noi stessi, in rapporto con la natura e con gli altri da noi. Patricia Bianchi ha concluso l'intervento dicendo che la raccolta di Giacomo Garzya è un libro di comunicazione e di conoscenza, con parole pure nella loro essenza, è una poetica pura. Valerio Petrarca, antropologo, dopo la lettura di una scelta di poesie da parte di Paola Celentano, madre di Fanny, e di Giovanna Marmo, anche lei poetessa, ha posto l'accento sulla capacità evocativa della poetica di Giacomo Garzya, rapportando la poesia e il mito e soffermandosi sull'anticogito cartesiano, a proposito del titolo della raccolta, nel suo significato più profondo, coerente con la coerenza della poetica di Garzya, vista come sottrazione al dolore, come dimensione che trattiene dalla coscienza, quindi dal dolore.Valerio Petrarca ha testualmente detto "noi siamo dove non pensiamo, quindi un Cartesio messo sotto sopra". L'ultimo anno della raccolta consente di articolare il rito protettivo dell'esistenza attraverso uno stile proprio, che permette di dare senso alle cose, proprio quando non pensiamo. L'autore ha chiuso la serata, leggendo e commentando alcune poesie significative della sua poetica, alla luce del tragico evento che ha sofferto e ha confermato l'interpretazione che delle sue poesie hanno fatto i presentatori.
RECENSIONE DI FABRIZIO COSCIA A PENSARE È NON PENSARE NAPOLI CULTURA - IL LIBRO
I versi di Garzya e il canzoniere della vita perduta Ciò che colpisce, nella poesia di Giacomo Garzya, è la sua nitidezza o, come scrive Eugenio Mazzarella nell'introduzione al nuovo volume Pensare è non pensare (Bibliopolis, pagg.71, euro 6,50), la "semplicità pensosa del suo dettato". Sono versi di una immediatezza difficile da incontrare nel panorama assai variegato e confuso in cui si dibatte ormai da decenni la poesia contemporanea, eppure colti, pieni di reminiscenze e citazioni della tradizione lirica italiana e classica : dal Montale più colloquiale a Pascoli. Da Leopardi fino a Catullo. Quest'ultima raccolta è un canzoniere dalla doppia anima. Una prima parte caratterizzata dal topos del viaggio, declinato come metafora, evocazione sensuale di paesaggi amati ("Montauban", "Karnak"), e intima geografia degli affetti ("Sabbie e pietre", col suo suggestivo incipit : "Tutte care / le sabbie, le pietre della mia vita"). Poi c'è una cesura improvvisa, ma in qualche modo annunciata in versi che hanno una oscura quanto terrifica forza presaga (soprattutto in "Ai nostri morti") : la tragica scomparsa dell'adorata figlia Fanny. L'irruzione della morte trasforma i versi di Garzya in un sommesso e commovente epicedio in memoria della figlia : "Il tuo sorriso / il tuo gioioso canto / a tanti mancano", scrive in "Un fiore reciso", come a voler rendere collettivo, universale, un dolore privato. Laddove prima dominavano colori e "giochi della luce" e il grido festante della vita ("Hey Jacomo!! / jejeje") adesso c'è solo il freddo del "vento marino" che gela dentro e una memoria che si fa allo stesso tempo consolazione e dolore. L'io poetico si muta, così, in un Orfeo alla disperata ricerca della sua Euridice nel regno dell'Ade, con l'unica arma del suo canto. Salvo ritrovare una scintilla di speranza nell'armonia degli elementi ("Sopravvivere"), pur nella consapevolezza di una coscienza per sempre dilacerata ("L'io diviso").
FABRIZIO COSCIA Articolo pubblicato su "Il Mattino" del 3 luglio 2009.
RECENSIONE A PENSARE È NON PENSARE DI ANTONELLA CARLO
Garzya, antologia in memoria di Fanny CULTURA. "Pensare è non pensare" è l'opera in versi del professore napoletano dedicata alla figlia scomparsa un anno fa. "È un'occasione per ritrovare il passato".
Una scrittura poetica che palpita di antichità e memoria : Giacomo Garzya, professore e fotografo, esperto cultore di storia sociale e religiosa, ha appena pubblicato la silloge in versi "Pensare è non pensare" (Bibliopolis, 2009). La raccolta perfeziona un lungo lavoro di scavo nella dimensione della letteratura, come testimoniano le precedenti opere "Solaria" (1998), "Maree" (2001), "Passato e presente" (2002), "Il mare di dentro" (2005) : oggi, con la tragica maturità legata alla scomparsa dell'adorata figlia Fanny, Garzya ritrova un'ispirazione nuova, che fonde scrittura e sapere, esperienza diretta e cultura classica. Manifesto dell'intera antologia è, come dice lo stesso Garzya, il componimento "Forse oggi la natura non vedo più", in cui lo scrittore riflette la visione di un cosmo costellato da intimi desideri : in questa prospettiva, luoghi come la toscana Cala Violina e la nostra vicina Marina del Cantone diventano paesaggi surreali di un viaggio suggestivo e simbolico. "L'esperienza di fotografo - dice Garzya - mi fa immaginare la letteratura come un'occasione per andare innanzi grazie a scatti diversi, spostandomi dai luoghi esterni agli angoli labirintici della sensibilità individuale". Per il lettore che affronta l'affascinante parabola di "pensare è non pensare", ecco un iter particolarissimo, capace di ritrovare le matrici originarie della natura: se Miseno rimanda al patrimonio della mitologia classica, anche l'isola di Capri nasconde musicali ed antiche leggende popolari, mai dimenticate alle soglie del terzo millennio. "Questo libro - continua lo scrittore napoletano - si è innestato su una tragedia privata, che ha sconvolto la mia famiglia. Eppure la scrittura è stata un'occasione per ritrovare il passato, per dare un tributo alla figura straordinaria di mia figlia, una ragazza solare ed appassionata, negli studi così come nella vita". Scorrendo le pagine della raccolta ci si ritrova quasi spiazzati da uno stile lineare e chiarissimo, che rispecchia, con dotta armonia, una profonda e sapiente fisionomia culturale. "In tutto ciò che scrivo, - racconta Garzya - traspongo i retaggi di esperienze per me fondamentali, come i viaggi in Europa compiuti da piccolo con una famiglia che era, nella sua stessa struttura, cosmopolita. "La mia opera letteraria è, pertanto, un tributo amorevole a quanto mi ha fatto crescere , nella cultura e negli affetti". La bella prefazione, che il professore Eugenio Mazzarella dedica alla raccolta è, dunque, un ulteriore tributo all'armonia limpida della parola di Garzya : grazie a questa geometria, che contiene dolore e dramma, lo scrittore ci regala un unicum letterario, in grado di rimanere sospeso tra gli abissi sentimentali dell'animo umano. La semplicità delle passioni, trasposte con saggezza sulla pagina letteraria, è il vero valore dell'opera di Garzya : a chi legge resta il privilegio di abbandonarsi all'incanto, lasciandosi trasportare sull'onda di venti eterni, che spirano con la stessa e suadente forza dai tempi del Pelide Achille.
ANTONELLA CARLO Articolo pubblicato sulla rivista "Chiaia Magazine", Anno IV - n.5, maggio 2009, p.12.
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TRADUZIONE IN INGLESE DELLA PRESENTAZIONE di EUGENIO MAZZARELLA della mia mostra fotografica IL MARE CHE NON SI VEDE, ALL'ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI, PALAZZO SERRA DI CASSANO (Napoli, dal 24 febbraio-al 18 aprile 2006)
Il mare di dentro, il mare che non si vede di Giacomo Garzya I l mare che non si vede [The sea that can't be seen].
This is the title for the photographs that Giacomo Garzya puts on
show this evening. As far as I am aware they cover virtually the whole
arc of his public activity as a photographer. His first exhibition,
Forti affetti [Strong affections], was held in 1994, and the first
of these prints dates from 1995. In these same ten years or so Garzya
has published four collections of poems, Solaria (1998), Maree [Tides]
(2001), Passato e presente [Past and present] (2002), and Il mare
di dentro [The sea within], 2005, and there is an obvious association
between the latter and this evening's exhibition. To approach the
photographs in front of us, to enter into them, as it were - leaving
aside considerations on their sheer beauty, or the exquisite quality
of the images - I believe it is necessary, at least en passant, to
refer to the way in which Garzya, the photographer and poet, has evolved
in this decade. This surely is a corollary of the anthological criterion,
based on a thematic diachrony, he himself has chosen. From the presentation of the exhibition "Il mare che non si vede", Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano. Naples, 24 February 2006 (traduzione in inglese del compianto amico Mark Weir).
EUGENIO MAZZARELLA
IL MARE CHE NON SI VEDE : La fotografia aiuta a sentire il mare
La passione del ricercatore che diventa cura del particolare. Quella che ti fa alzare all'alba per giorni solo per trovare la luce giusta. La passione del visionario che vuole catturare l'immagine vista dall'anima. Quella del viaggiatore in cerca di emozioni da fissare su una diapositiva. È dalla passione, quella per la fotografia, che nasce "Il mare che non si vede", la mostra di Giacomo Garzya di scena nelle sale di Palazzo Serra di Cassano, presentata nel corso di un incontro con il fotografo/poeta, moderato da Enzo Pagliaro, con l'intervento di Eugenio Mazzarella, preside della facoltà di Lettere della Federico II, e Maurizio Ribera d'Alcalà, oceanografo e docente all'Università Parthenope. La personale propone tredici immagini - stampa digitalizzata su supporto 50x70 - riassunto estremo ed esempio significante dei tredicimila scatti realizzati negli ultimi venticinque anni da Garzya. E di cui l'autore ricorda con stupefacente precisione non solo tempo e luogo, ma anche esposizione, diaframma, pellicola ed obiettivo. Uso intenso e studiato della luminosità: scatta seguendo, ed inseguendo, la luce con la sua Reflex il fotografo napoletano, utilizzando un esposimetro mentale - il suo cervello - piuttosto che meccanico. E si fa affascinare dal mare, passione dominante, presenza forte ed immanente che rappresenta ancora per certi versi una grande incognita, un mondo da scoprire ed esplorare. Evocativi i titoli scelti per le immagini della mostra, logica conseguenza del rapporto visibile tra fotografia e poesia nel suo lavoro. "Il progetto che ho in cantiere già da qualche tempo riguarda i quattro elementi - racconta l'autore - ho sempre amato viaggiare e continuerò a farlo. La scelta di esporre solo tredici fotografie - aggiunge - è stata dettata dalla volontà di non disperdere l'attenzione dello spettatore". Sentire il mare, percepire l'infinito attraverso luce e colore. Ecco allora la risacca marina sulla spiaggia rossa di Santorini, una barca solitaria in mezzo al nulla, le romantiche iridescenze delle acque appena increspate dalla brezza e le atmosfere cupe dei gorghi di Capri ("Sono rimasto quasi sorpreso dall'impatto così forte dei faraglioni"). Fino ai ricercati giochi di luce sull'acqua, con l'obiettivo che curiosamente attraversa una caraffa di vino per fotografare il percorso del sole al tramonto.
TIZIANA
TRICARICO Articolo pubblicato ne "Il Mattino", 5 marzo 2006.
IL MARE CHE NON SI VEDE Napoli:
le foto di Giacomo Garzya
"Il mare non bagna Napoli", titolava mezzo secolo fa la scrittrice Annamaria Ortese. Coperto dalle navi alleate in occupazione nel porto, non poteva essere liberamente osservato e goduto. E anche oggi il mare di Napoli c'è ma non si vede: quasi un trucco, un'illusione. Città di mare, ma chi se lo ricorda? Per molti è una cartolina. Di fatto le acque sono estranee a molti partenopei, tanto che fino a poco tempo fa raccontare di un tuffo consumato a Mergellina o a Posillipo equivaleva a narrare un'autentica impresa. Innocenza del caso, è proprio Napoli ad ospitare la mostra fotografica di Giacomo Garzya "Il mare che non si vede", in esposizione a Palazzo Serra di Cassano fino alla fine di marzo. Tredici fotografie per una rassegna che è una costola di un precedente lavoro dell'artista, dedicato al tema dei quattro elementi. Le riproduzioni sono state selezionate per suggerire un nuovo e privilegiato punto d'osservazione, quello dell'uomo sull'elemento marino.. In questo caso è il mare delle coste greche come di quelle campane o altre, molto più esotiche e dai nomi incomprensibili, a prestarsi a questa prospettiva antropocentrica, suggerendo a Garzya quell'idea di bellezza "che ha senso solo se c'è l'uomo che sente e vede. Egli solo è in grado di percepire, di cogliere l'altro da sé. Senza l'elemento uomo niente avrebbe senso specifico; con la sua presenza l'armonia della terra diventa sensibile, tangibile e può suscitare forti emozioni". E il segno di Garzya indica proprio che l'uomo manipola la natura, anche solo osservandola. Alcune fotografie sono più esplicite : in esse il mare si riconosce, quasi con sollievo, tra i colori alterati, tra le luci che quando non sono in bigio e scuro, hanno i riflessi febbrili del rosato e caldi dell'oro fuso. In altre immagini bisogna avere bene in mente il titolo della mostra, per accorgersi del mare. Un'acqua nascosta, lunare, molto sensuale. Acqua e sale, un voyeur ci va di lusso, vedo e non vedo, la più classica delle fascinazioni. Intuire e non focalizzare, perché l'occhio vuole illudersi di guardare solo ciò che desidera e quando lo desidera, perché la sottrazione acuisce la malia e l'intervallo che corre tra la sparizione e la riapparizione è un ammaliante mistero, consumato in un frangente incontrollato. E se il mare è un mistero, Garzya lo avverte non di meno come un "archetipo, la ragione di tutte le cose, nell'acqua innanzitutto, quella che ci avvolge e ci protegge sin dalla nascita, quella che muta ad ogni soffio di vento".
GIOVANNI CHIANELLI Articolo pubblicato ne "la rivistadelmare.it", 2 aprile 2006.
IL MARE CHE NON SI VEDE "Il
mare che non si vede" di Giacomo Garzya, fotografo e poeta napoletano,
è la mostra che si è tenuta dal 24 febbraio al 18 aprile 2006 presso
l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici a Palazzo Serra di Cassano.
Estratte da un lavoro sui quattro elementi, le tredici fotografie
esposte evocano un percorso di riflessione su ciò che può offrire
la natura all'occhio che guarda con attenzione, al viaggiatore che
non corre e che ama contemplare. È un mare astratto, interiore, che
pone l'uomo a considerare il tutto in modo antropocentrico, moderno.
Le chiavi di lettura di queste opere artistiche, nell'intento dell'autore,
sono molteplici, ma su tutte prevale " l'idea che la bellezza
del mare, come di ogni cosa, ha senso solo se c'è l'uomo che sente
e vede. Egli solo è in grado di percepire, di cogliere l'altro da
sé. Senza l'elemento Uomo niente avrebbe senso specifico; con la sua
presenza l'armonia della terra diventa sensibile, tangibile, e può
suscitare forti emozioni". Le fotografie esposte, stampate in
formato 50 x 70, rappresentano la sintesi estrema di un lungo percorso,
quello di chi ha sempre cercato " l'archetipo, la ragione di
tutte le cose, nell'acqua innanzitutto, quella che ci avvolge sin
dalla nascita, quella che muta ad ogni soffio di vento".
A queste considerazioni dell'autore, vorremmo aggiungere che noi frequentatori dell'Appennino della Campania, abbiamo particolarmente caro il nostro mare che è specchio di quei monti.
FRANCESCO del FRANCO Articolo pubblicato ne "L'Appennino meridionale", Anno III, fascicolo I, Napoli 2006, p.117.
RECENSIONE AL MIO SITO WEB www.maree2001.it
Giacomo
Garzya e il moto-immagine
Il frammento, sia "scritto" che "fotografato", è il genere prediletto (e predi-guardato) dall'artista partenopeo Giacomo Garzya, classe '52, professore di lettere, poeta, saggista, ma soprattutto diarista dell'anima. La sua indole di riempitore di taccuini la si può comprendere meglio sfogliando www.maree2001.it, il fresco e nuovo sito (webmaster Enrico Veneruso) dove i versi e gli scorci dell'autore trovano la loro fortunata isola on-line, contaminata esclusivamente dal virus della memoria. Tanto mare, giochi di onde, rocce, sole a mille, trionfi di fiori, vulcani ed eruzioni di nuvole, cieli in progress, acqua, aria, terra, fuoco: l'album intimo e non intimista di Garzya raccoglie un'infinità di scatti che trova il suo approdo, anche se l'impressione che si ha è che ogni scatto, superando il già visto input contemplativo, non approda ma parte. La poetica dell'artista napoletano non prevede il fermo-immagine perché si basa sul moto-immagine: tutto ciò che fotografa non si ferma, ma continua ad andare (occhio alla sezione "elements") e a muovere luce (vedi la sequenza di immagini dedicata a Ischia, Capri e Procida e il "ritratto" del Mar Rosso). "Il mio percorso poetico e fotografico - afferma Garzya - vuole essere come un diario dell'anima, il che potrebbe far pensare alla monotonia, ma se il ricorrere delle stagioni è lo stesso, le situazioni sono sempre diverse e anche il tono e la luce cambiano". Pensiero chiaramente impressionista che mette le scarpe e procede in ogni carrellata di foto, senza mai tentennare e smarrire la trebisonda. Il sito - che prende il nome dalla raccolta di poesie "Maree", pubblicate dall'autore nel 2001 - ha il talento dell'immediatezza: è facile da consultare e la struttura consente con pochi passaggi di entrare nel giornale intimo di Garzya. La photo gallery prevede dieci stanze (Vesuvio, Naples, Capri, Ischia, Procida, Elements, Landscapes, Travels, Greece, Flowers) e ogni sequenza di immagini è supportata da una didascalia che indica il luogo e la data del reportage.
MASSIMILIANO DE FRANCESCO Articolo pubblicato ne "La rivista del mare.it" , 8 ottobre 2007. |
RACCOLTA DI POESIE (QUARTA), "IL MARE DI DENTRO"
PREFAZIONE DI PATRICIA BIANCHI
Si
staccano dal flusso dell'eccesso inquinante le parole di Giacomo Garzya,
e anzi ogni parola sembra recuperare un suo nucleo di pregnanza segnica
in quanto è messa in rilievo, quasi pensata come isola, e nello
stesso tempo lanciata come ponte verso altre catene di parole per
ricreare più profonde significazioni.
PATRICIA BIANCHI
IL MARE DI DENTRO. RESOCONTO DI ANGELA MATASSA SULLA PRESENTAZIONE A PALAZZO SERRA DI CASSANO DEL MIO QUARTO LIBRO DI POESIE, GIACOMO GARZYA, "IL MARE DI DENTRO", Napoli 2005, M.D'Auria Editore.
Versi
multilinguistici raccolti in "Il mare di dentro"
"Come un innamorato dedico a te le nove rose che tu stesso descrivi", così Tommaso Bianco a Giacomo Garzya, autore del volume Il mare di dentro (edizioni D'Auria), durante la presentazione all'Istituto per gli Studi Filosofici di Napoli. L'attore napoletano, con una lettura accorata, ha contribuito alla comprensione e alla fruizione dei versi di Garzya, analizzati, indagati e spiegati da due autorevoli relatrici: la storica della lingua italiana Patricia Bianchi e la filologa Adriana Pignani. "Poeta di parola e di immagini" ha chiarito la Bianchi, ricordando che Garzya è anche fotografo attento e sensibile "mostra una chiara nota di equilibrio all'interno del componimento e del verso stesso". Risulta evidente, nelle centocinque liriche, una chiara voglia di aprirsi all'altro, attraverso le parole che comunicano e scambiano sensi profondi. "Garzya offre al lettore il suo kosmos" ha detto la Bianchi "parlando di amore, amicizia, armonia della natura e semplifica la parola, mostrandosi generoso verso il lettore. La linea della sua ricerca poetica va verso uno stato di leggerezza, che non è superficialità. Con lui si entra in un territorio magico, un mondo opaco e un po' inquietante, che è il limbo della sua anima". La docente ha sottolineato l'apertura dell'autore verso altre lingue (ci sono componimenti in tedesco, arabo e francese). "L'autore pratica la multietnicità" ha commentato "una prospettiva che pochi sanno applicare". Il mare, che ricorre anche nel titolo, "archetipo per eccellenza delle culture occidentali" ha concluso la Bianchi "è non solo simbolico, ma concreto, gioco tra luce e buio, tra inquietudine e leggerezza". Adriana Pignani ha analizzato l'amore profondo del poeta per la parola, "corposa nel dire, audace ed elegante, che descrive il diario dell'anima. Essa esprime un cammino in fieri". Tema ricorrente, anche qui come nelle tre precedenti raccolte, il presente che non disconosce il passato. "L'empito per la vita è forte" ha spiegato la filologa "ed è espresso ancora una volta attraverso i temi a lui cari: la Grecia, la Magna Grecia, i colori, i paesi arroccati. E il mare, che qui è codice interpretativo della verità"."Nella poesia" ha precisato a sua volta Garzya "riverso la mia esperienza di vita, la mia inquietudine, la profondità degli affetti. Come in un lirico diario dell'anima, intimo ma non intimista". Concludendo, Tommaso Bianco ha offerto al pubblico di amici e addetti ai lavori, una sua personale elaborazione delle poesie, creando una sorta di poema-copione che ha evidenziato i tratti significativi della poetica di Garzya. ANGELA MATASSA Articolo pubblicato ne "Il Mattino", 30 maggio 2005.
RECENSIONE DI ROSSELLA GALLETTI A "IL MARE DI DENTRO", LA MIA QUARTA RACCOLTA DI POESIE, Napoli 2005.
Libri/ Il mare di dentro. Viaggio nell'universo poetico di Giacomo Garzya
È
un'esplosione di emozioni "Il mare di dentro" (M.D'Auria
Editore 2005), l'ultima raccolta di liriche di Giacomo Garzya, poeta
e fotografo napoletano. Emozioni colte nell'attimo fuggente del
loro irrompere. Eppure non stregate dall'istintualità, ma coltivate
nei meandri dell'anima, nell'attesa che la marea più propizia le
porti a galla. Una poesia semplice nel verso e inafferrabile nelle
sue significanze più profonde. Aperta alle interpretazioni dell'uomo-lettore.
Le "Spine" sembrano essere il vero motore della vena artistica
del Garzya : pronto a "stringere nelle mani le spine"
di un rifiuto, di un ricordo, di un passato che non può recuperarsi,
di un dolore, dunque, che lacera l'anima e il corpo. "Ma la
spinta a ferirsi permane e permarrà sempre" : la Musa ispiratrice
delle sue istantanee (le poesie) è la sofferenza, che nella sua
funzione di catarsi, libera l'uomo e "cresce la poesia".
È un'essenza vitale a scaturire dal dolore: Acqua, Terra, Fuoco
e Aria sono gli elementi contemplati, che sorprendono l'esistenza
in un limbo tra la vita e la morte. Tra il ricordo della "terra
natia" e i luoghi inesplorati. Non è un monumento inerte al
passare del tempo individuale, il diario scritto e fotografato dell'artista.
È un fluire di immagini in continuo divenire, un maremoto dell'anima
che apre nuovi orizzonti. "Il Mare di dentro" è la voce
del sentire universale che non conosce limiti di razza, etnia o
religione: è la passione di due "corpi stretti nell'amplesso"
che "si contorcono nel sudore della notte"; o l'indissolubilità
di un' "anima della mia anima nella mia anima la tua anima".
ROSSELLA GALLETTI Recensione pubblicata il 26 giugno 2008, in "Iuppiter News", anno III, numero 2.
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PRESENTAZIONE DI ADRIANA PIGNANI DEL MIO TERZO LIBRO DI POESIE: GIACOMO GARZYA," PASSATO E PRESENTE", Napoli 2002, Arte Tipografica Editrice.
Passato
e presente
Chi
si mette per il cammino della poesia, può percorrere vie ampie e
piatte oppure impervi sentieri, segnando il passo su cadenze misurate
o trascorrendo liberamente secondo la legge e la voglia che è sua
propria. Ed è con quest'ultimo andamento che il cammino di Giacomo
Garzya conduce del pari a luoghi e a tempi.
ADRIANA PIGNANI
(Presentazione di "Passato e Presente" di Giacomo Garzya, all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Napoli, 30 gennaio 2003).
PRESENTAZIONE IN INGLESE DI ADRIANA PIGNANI DEL MIO TERZO LIBRO DI POESIE: GIACOMO GARZYA, "PASSATO E PRESENTE", Napoli 2002, Arte Tipografica Editrice.
Passato
e presente
Whoever sets out on the long initiation of poetry may
keep to broad, flat highways or choose the rough, inaccessible byways,
and advance with measured strides or amble along just as his own
discipline or whim dictates. Giacomo Garzya favours the latter gait,
and it leads him and us to certain places and certain times. ADRIANA PIGNANI (Presentation
of "Passato e Presente" by Giacomo Garzya, at the Istituto
Italiano per gli Studi Filosofici, Naples, 30 January 2003)
ARTICOLO SULLA PRESENTAZIONE DELLA MIA TERZA RACCOLTA DI POESIE "PASSATO E PRESENTE" ALL'ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI
Luoghi onirici, che riflettono la propria bellezza attraverso le immagini e le sensazioni che suscitano nella poesia. Ai luoghi vissuti, attraversati, o anche solo ammirati, Giacomo Garzya dedica Passato e presente, la raccolta di 54 liriche, edita da Arte Tipografica, che segue Solaria e Maree, le antologie poetiche con sui Garzya si è affacciato per la prima volta al complesso mondo della scrittura, dopo anni di studi storici. Non è un caso che sia uno storico, del calibro di Giuseppe Galasso, a presentare la raccolta Maree. L'ultima è stata ufficialmente presentata all'Istituto italiano degli Studi filosofici, alla quale hanno partecipato, insieme con l'autore, la giornalista e scrittrice Angela Matassa, il critico Adriana Pignani e il giornalista Enzo Pagliaro. Studi vichiani e crociani, e una professionalità indiscussa in campo storico - con numerose pubblicazioni sulla storia sociale e religiosa del Mezzogiorno - non hanno impedito all'autore di esprimere il suo estro poetico. Non solo attraverso i versi, ma anche con la fotografia, l'altra arte che gli è congeniale, che lo vede autore di belle pubblicazioni su Napoli e su Procida. Prendendo a modello un autore universale, come Antoine de Saint-Exupery, Garzya "guarda ciò che lo circonda come se si trovasse sulla luna o su un astro immaginario", così che tutto si confonde e la realtà varca i confini della fantasia. Nasce così Passato e presente in cui, chiariscono le relatrici, il poeta esprime, approfondite ed arricchite, le forti sensazioni, le emozioni, le visioni espresse nei due precedenti volumi. Celebrando la natura, la passione, la solitudine contemplativa. Versi nei quali, come scrive Giuseppe Galasso nella prefazione di Maree, "è rivelato un mondo semplice ancorché pensoso, composto ancorché vivace... naturale e credibile nella sua radice umana".
COSTANZA FALANGA Articolo pubblicato ne "Il Mattino", 4 febbraio 2003.
RECENSIONE DI ANGELA MATASSA ALLA MIA TERZA RACCOLTA DI POESIE "PASSATO E PRESENTE", Napoli 2002.
Giacomo
Garzya, versi sospesi
È dedicato a Passato e presente l'ultimo libro di poesie di Giacomo Garzya, pubblicato da Arte Tipografica. Il poeta-fotografo, salentino di origine, ma napoletano d'amore, già nei precedenti Solaria e Maree esprimeva emozioni e visioni che tornano in quest'ultima raccolta approfondite ed arricchite. Prodotte, sia dalla passione per la Grecia, di cui è studioso appassionato, sia da ricordi di antiche amicizie e variegati viaggi. In quest'ultimo volume, Giacomo Garzya racconta il suo passato legandolo al presente con un sottile filo, che si snoda attraverso i temi a lui più cari: la storia, l'amore, la passione, la solitudine contemplativa e creativa, l'amicizia, i colori. E la fotografia, l'altra arte che gli è congeniale, lo aiuta a fissarli nei mille fotogrammi che lo ispirano nell'attimo fuggente in cui li vive e che diventano versi o immagini. Strumenti che gli permettono di penetrare nel "mallo coriaceo" che è in lui, liberandone l'anima. Quindi, "liberi gli occhi dalle bende", come scrive lui stesso, l'autore esprime a piene mani il tumulto che lo attraversa, le contraddizioni che caratterizzano l'uomo. Esprime la dicotomia propria dell'uomo. Da una parte la voglia di osare, di andare oltre, dall'altro il freno, la corazza. E una volta domina l'una, una volta l'altro, nel tentativo di trovare un equilibrio che, a volte, sente stretto. Ad ispirarlo sono il giorno e la notte, il buio e la luce, il colore, il rumore e il silenzio, in un'altalena tipica della sua personalità. Va alla ricerca di un rifugio sicuro che lo consoli e lo sproni rendendolo certo, ma solo per un attimo. L'attimo del verso, per fissare, nero su bianco, su carta o su pellicola, il fotogramma che lo ha ispirato. Le sue poesie sono attimi di vita colti in ogni momento del quotidiano. La grecità è sempre presente nell'ispirazione, nel ricordo, nei versi. Ma ci si imbatte anche nella disperazione e nel dolore del vivere, che, di tanto in tanto, gettano un'ombra scura sulla voglia di vivere: e spesso lo attanaglia una solitudine interiore che non è isolamento ma dimensione da vivere e di cui godere. A volte, perfino ricercata.
ANGELA MATASSA Articolo pubblicato ne "Il Mattino", 3 settembre 2003.
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NEL
RICORDO DI MIO PADRE E DEI SUOI INSEGNAMENTI.
ANTONIO GARZYA, commemorazione all'Accademia Pontaniana. (Articolo pubblicato in "Controcampus.it", 24 Novembre 2012).
Giovedì
29 novembre, presso la sede dell'Accademia Pontaniana in via Mezzocannone
8, il professore Ugo Criscuolo, attualmente docente di letteratura
greca, nonché decano, presso l'Università degli studi di Napoli
Federico II, terrà una commemorazione in onore dell'illustrissimo
professor Antonio Garzya, scomparso lo scorso 6 marzo a Telese Terme,
all'età di 85 anni.
GIUSEPPINA IERVOLINO |
Giacomo Garzya is a contemporary Neapolitan poet. The following poem appears in the original Italian in his "Poesie" (pub. M. D'Auria, Naples, 2011). This English translation is my own and was done in collaboration with the poet. I present it with his permission. SECRET AND
ANCIENT NAPLES In the heart of magic Sanità *The Latin phrase (line 3) is proverbial in Italian
and left untranslated in the poem. It is from Hadrian's poem that
starts "Animulae vagulae et blandulae/hospes comesque corpis..."-roughly,
"Little souls, wandering and faint/guests and companions of my
body...".
Nel
cuore della Sanità magica, Napoli, 12 luglio - 12 agosto 2009
Giacomo Garzya MASADA -poem & photo by Giacomo Garzya ©2012 Garzya is a contemporary Neapolitan poet and has other poetry in these pages here and here. He recently returned from Israel, where he visited Masada, the mountaintop stronghold in the Judean desert and site of a Roman siege in 73 AD to oust Jewish rebels. The siege ended, famously, when the rebels committed mass suicide rather than surrender. Garzya was moved to write these lines. My English translation on the right is presented here with permission of the author. MASADA
Come
dimenticare Un
Impero contro una fede, Né
vinti né vincitori,
GIACOMO GARZYA How to forget Empire against Faith, Not victors nor vanquished, Masada, 1 gennaio 2013
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GIACOMO GARZYA: DUE POESIE SCRITTE PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA 2023
SE QUESTO NON È AMORE
Il
primo bacio con gli occhi, Trieste,
20 marzo 2023 Giacomo Garzya
Come
si fa a non amare Trieste,
21 marzo 2023 Giacomo
Garzya |
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sul mio lavoro, ulteriori notizie, al di là di ciò che ho scritto
nella pagina Biography, può attingerle in Google, Google Books, NAPLES
: Life, Death & Miracles a personal encyclopedia e OPAC SBN. |
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