GIACOMO GARZYA, "IL MARE DI DENTRO", NAPOLI 2015, M.D'AURIA EDITORE

PREFAZIONE DI PATRICIA BIANCHI

Si staccano dal flusso dell'eccesso inquinante le parole di Giacomo Garzya, e anzi ogni parola sembra recuperare un suo nucleo di pregnanza segnica in quanto è messa in rilievo, quasi pensata come isola, e nello stesso tempo lanciata come ponte verso altre catene di parole per ricreare più profonde significazioni.
Un verseggiare per ritmi compatti e forme brevi che sembra voler rispettare l'ascolto e il silenzio dell'Altro, un ritmo poetico che intende definirsi anche per contiguità con lo spazio del silenzio. E forse la poesia del Mare di dentro è anche poesia di ascolto del sé e dei più profondi bisogni emozionali, di ricognizione del sé e del profondo rapportarsi all'altro.
Così con una sobria retorica punteggiata da clausole di colloquialità si viene svolgendo un testo profondamente coeso, in cui ciascuna lirica scandisce una nota necessaria dell'armonia complessiva.
Il lettore-ascoltatore ne ricava un'impressione di equilibrio, poiché Garzya ha lavorato per sottrazioni rispetto ai contrappesi della letterarietà e alla ridondanza dei valori semantici dei singoli termini, confermando una sua linea di ricerca poetica verso uno stato di leggerezza che presuppone l'allontanamento da ogni piatto realismo discorsivo ma anche da ogni intellettualistico simbolismo metaforico. Lontane dal preziosismo dell'ornato e dalla miscidiazione dell'espressionismo, le parole del lessico comune prendono qui nuovi riflessi, proprio come i sassi opachi che brillano se bagnati dal
mare. Così la leggerezza del verso diventa profondità di parola interiore, affioramento di un senso ritrovato, sacralità di antico patto comunicativo con l'umanità rinnovato da valori ritrovati.
E infatti la poesia di Giacomo Garzya, in questa raccolta come già in Solaria, Passato e presente, Maree, ha come tratto proprio i valori della comunicatività, propri di una scrittura duttile e consapevole che ha recepito e rielaborato la lezione della lingua dei classici antichi e moderni ma anche di una attitudine al discorso sulle emozioni e i sentimenti che coinvolgono sempre l'interlocutore.
Lo stile di Garzya ha i caratteri di "stile semplice" declinato in poesia, cioè è l'esperto impiego di un linguaggio comune per esprimere verità remote dai luoghi comuni. Quanto più la complessità esprimibile del mondo poetico si accresce tanto più è raffinata la sapienza della ricerca linguistica del poeta. Così la parola- verso da leggera e semplice può divenire carica di una complessità inesauribile, sino al limite estremo della parola-rivelazione, della parola-oracolo, con un recupero della originaria potenza e ricchezza di significazione.
Garzya rende manifesta al lettore la sua riflessione sul Poetare:
Catturare il reale/ e trasfigurarlo con l'immaginazione/ questo è bello e rende felice il giorno.
/Rendere semplice ciò che è complesso / scoprire l'armonia delle linee/ nella luce che cambia/ nelle nuvole che corrono/ questo è bello e rende felice il giorno/ ...
Significativa, in questo senso, anche la dichiarazione di poetica dell'autore in Dall'ombra alla luce: A volte/ la creatività artistica/ e il ripensamento/ sulle cose della vita/ ingenerano foglie di
quercia ramate / in sarcofagi pieni di luce/ e speranza / in cui la morte si adagia serena / per vivere di nuovo.
Proprio in questa cifra di creatività e ripensamento anche i versi più lineari sono percorsi da inquietudini e vibrazioni che ridisegnano più nettamente paesaggi naturali e umani. Ogni incontro umano -
l'amico che viene da lontano e quello che è vicino da sempre - è la messa in luce di un colore dell'animo, di un tratto esistenziale, come in Per un'amica:
Sottovento/ il senso / della tua esistenza. / Sottovento/ scarrocci / frenando l'impulso/ di vivere tra i marosi/ ...
La scoperta del luogo, dell'uomo, della situazione procede in parallelo con la ricognizione degli spazi interiori; può accadere che questa dimensione della scoperta avvenga attraverso un amico, che in un primo tempo fa aprire lo sguardo del poeta sul paesaggio innevato e solitario di Cervicati, e lo induce poi alla riflessione sulle proprie radici e sui valori umani "co- · me l'amico / che calore / sparge / sulle mura / del cuore".
Continua è la riscoperta e la reinvenzione dei legami d'amore, "fuggito amore" o "nuovo amore" o sogno d'amore come in Selene, e il sogno è la condizione necessaria per percepire emozioni e sentimenti:
Mele d'oro / nel giardino blu del mare / di esperidi/ nella fantasia/ che vaga da un sogno all'altro, / senza riposo, / perché si sogna di notte/ ma si può sognare anche di giorno. / Vale la pena per dare vita al vento/ che tutto muove/ anche l'anima/ che dondola/ come turibolo/ nella notte stellata.
Se trasfigurati oltre l'orizzonte del reale proprio i legami d'amore diventano più intimi:
Come vorrei trovare un colorato paese di mare, / meglio se a picco, onde vivere ogni giorno l'onda/ E osservare la linea marcata/ oltre la quale l'occhio non vede / e immaginare lì il tuo cuore di donna aprirsi al mio/ in quel mare di nessuno / in cui vivere è respirare con te.
Pertiene ancora alla dimensione della scoperta ma con una duplice valenza cognitiva e emozionale la esperienza della riformulazione attraverso la traduzione, in cui le parole del poeta trasportate in altre lingue ricreano, a lui stesso e al lettore, nuovi sistemi di suoni e di significati, così come avviene in Clown triste, tradotta in tedesco da Antonio Garzya, e in Kheira, tradotta in arabo classico da Kheira Achit-Henni.
Poesia essenziale, dunque, quella di Giacomo Garzya, o meglio ricerca delle essenze prime dell'uomo attraverso l'ascolto del proprio io, e non a caso è ritornante il tema della poesia come ricerca attorno ai principi essenziali della vita stessa, cioè acqua, aria, terra, fuoco.
Ancora il mare si fa immagine con connotazione simbolica: pervaso di una mediterraneità intesa come dimensione culturale ma anche come dimensione naturale di luce e colore, il poeta vive in uno spazio - fisico e mentale - tra Grecia e Magna Grecia. Qui ogni volta che lo sguardo si fa attento al paesaggio, dalla costiera amalfitana a quella dalmata alle coste greche, solo in apparenza trasferisce attraverso la nitida parola la descrizione del dettaglio, dell'atmosfera del presente, perché il senso dei paesaggi mediterranei di Garzya trapassa il tempo con una rete sottile di richiami sino ad adombrare la visione del mito e dei suoi significati archetipici.
La profonda consonanza con il mondo naturale è tra l'altro vissuta nella ricerca di un equilibrio olistico dell'uomo: mare, luna, sole devono essere in una dinamica armonica con l'umanità.
Come il Garzya fotografo sa trarre immagini fatte di luminosità e linee pure dalla caoticità opaca dei paesaggi urbani, così le sue immagini di paesaggi marini rivelano in filigrana altre immagini, quelle della memoria e del sogno, del "limbo dell'anima", e dunque il "mare di dentro" è affidato all'intuizione del lettore come scenario privilegiato per tutti i paesaggi dell' anima.

 

PATRICIA BIANCHI

 



 

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