PREFAZIONE DI RICCARDO MAISANO ALLA MIA SESTA RACCOLTA DI POESIE: GIACOMO GARZYA, "IL VIAGGIO DELLA VITA", Napoli 2010, M.D'Auria Editore.

 A PASSO D'UOMO

L'eco del viaggio, lungo ormai e ininterrotto, che Giacomo Garzya compie da molti anni e che risuona inesorabile ancora in questi versi, è un'eco di passi umani. Non solo di reattori, motori a scoppio o ruote di treno, ma eco di passi lenti e cadenzati di un uomo che a piedi percorre la sua strada, e poiché cammina a piedi ha modo e tempo per fermarsi a guardare, a sentire e a ricordare.
La parola del viandante che discorre con se stesso, e ci rende a tratti partecipe dei suoi pensieri, dà voce ai colori dei paesaggi rivisitati, all'evocazione di persone e cose antiche e recenti, al silenzio di un vuoto irrimediabile. Il diario, scandito dalle date e dai nomi di luogo che suggellano i componimenti, disegna un itinerario che tocca località vicine e lontane, scenari diversi e contrastanti come gli stati d'animo del pellegrino che si racconta.
Col suo patrimonio ricco di umanità e di cultura Giacomo percorre il suo cammino, sempre più erto e accidentato, senza rinunciare a porsi con sommessa e pudica ostinazione le domande che nessuno dotato di senno e sensibilità può sperare di eludere, e che si trovano anche qui ad ogni pagina, esplicite o sottintese, e specialmente, in modo esemplare, nelle poesie "Le nostre vecchie chiese" e in "Dio è la natura". Gli interrogativi dell'uomo che cammina e che pensa rimangono aperti: sono consegnati al lettore perché continui - o incominci - lui stesso a viaggiare guardandosi attorno, e a riflettere guardandosi dentro.
Un giorno, molti anni fa, io mi trovavo alle pendici della collina napoletana su cui la mia famiglia vive da quattro generazioni. Una interruzione improvvisa nel servizio della funicolare mi induceva ad affrontare a piedi la salita, dal momento che la mia congenita impazienza insofferente mi precludeva la possibilità di speranzose attese di un sollecito ripristino o di lunghi giri contando su inaffidabili mezzi alternativi. Ad un crocicchio tra i vicoli dei quartieri spagnoli incontrai Giacomo che scendeva, a piedi anche lui per tradizionale e antica educazione familiare. Sostammo a parlare per un poco. Quando gli dissi del mio proposito e gli mostrai la strada che mi accingevo ad imboccare, lui fece quietamente un mezzo giro su se stesso e con un ampio e lento gesto del braccio indicò una via a me ignota che si apriva dietro di lui, e mormorò: " Di là si arriva anche prima ".
Nei versi pregnanti e pieni di risonanze di questa silloge io vedo per me un'altra volta l'indicazione - preziosa, forse perché inconsapevole - di una strada. Questa volta però non mostrano una strada lineare. Quella che, dall'incerta fede di varie poesie conduce alle domande senza risposta dell'ultima, è una via che si muove attraverso il tempo e lo spazio disegnando non più la tradizionale linea retta tracciata dalla collaudata visione cristiana dell'esistenza, ma i cerchi concentrici che, con la pioggia di sassate che si abbatte sulla superficie in apparenza stagnante della vita, intersecano passato e presente, storia e immaginazione, speranze e rimpianto.
Le parole, che Giacomo ha intrecciato nella corona di passioni, reminiscenze e smarrimenti formata dalle sue poesie, chiedono al lettore di essere comprese nel senso pieno e vero. Cercano una sponda. Ognuno di noi è perentoriamente chiamato a rispondere come sa e come può. La risposta mia alla voce colta e gentile, ma anche severa e implacabile di Giacomo, mi sembra di averla trovata in una pagina di quello sconfinato libro di Dolores Prato che è Giù la piazza non c'è nessuno: " Sballottamento di passato, presente e futuro è la vita dell'individuo; sballottamento di terremoti, valanghe e guerre la vita della terra, che insieme butta all'aria case, animali, alberi e uomini. Gli sballottamenti coprono e scoprono, seppelliscono e disseppelliscono ".

 

RICCARDO MAISANO

 



 

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