ARTICOLI DI GIORNALI E RIVISTE SU GIACOMO GARZYA

 

 


Pechino, 10 luglio 2014 ( foto di Giacomo Garzya)


  1. "Quei forti affetti per fotografare la vita" di Valeria del Vasto, ne "Il Mezzogiorno", 4 maggio 1994. La personale "Forti affetti" di Giacomo Garzya fu inaugurata il 4 maggio 1994 presso la sede della M.D'Auria Editore. Palazzo Pignatelli. Napoli.
  2. "Frammenti di purezza di un poeta dello scatto" di Chiara Pradelli, ne "Il Tempo", 6 maggio 1994.
  3. "Giovani artisti napoletani in mostra per un confronto tra generi d'arte diversi" di Antonella Ciancio, ne "Il Tempo", 22 dicembre 1994.
  4. "Giacomo Garzya : la città invisibile in mostra" di Fabrizio Coscia, ne "Il Mattino", 19 gennaio 1999. La personale di Giacomo Garzya fu inaugurata da Renata De Lorenzo all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici il 16 gennaio 1999. La sua relazione fu pubblicata come prefazione del volume "Napoli 1999" di Giacomo Garzya, Napoli 1999, Arte Tipografica Editrice.
  5. "L'indecifrabile destino di Napoli" di Valeria del Vasto, ne "Il Mattino", 28 gennaio 2000.
  6. "Colori del tempo", ne "Il Mattino", 14 ottobre 2000. La mostra di Giacomo Garzya fu inaugurata da Renata De Lorenzo all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici il 14 ottobre 2000. La sua relazione fu pubblicata come prefazione dell'album di fotografie "Le stagioni" con dieci stampe di Giacomo Garzya e due di Riccardo Rossi. Napoli 2000, Arte Tipografica Editrice.
  7. "Garzya" di Valeria del Vasto", ne "Il Mattino", 22 ottobre 2000.
  8. "Lodato all'estero, ignorato in patria", di Titti Marrone, ne "Il Mattino", 2 febbraio 2001.
  9. "<Nozze d'argento> per gli Studi Filosofici", ne "Il Mattino", 3 febbraio 2001.
  10. "E la filosofia trovò casa", di Eleonora Bertolotto, ne "La Repubblica", 2 febbraio 2001.
  11. "La polemica di Marotta: intellettuali sputasentenze sui giornali napoletani", di Marco Lombardi, in "Corriere del Mezzogiorno", 3 .02.2001.
  12. "Un reportage dall'Isola di Arturo" di Carlo Franco, in " Corriere del Mezzogiorno", 6 aprile 2002.
  13. "L'incanto di Procida. L'isola di Arturo" di Rosanna Precchia, in "Famiglia cristiana" , 26 maggio 2002, pp.168 -169.
  14. "Fotografia / Il nuovo volume di Giacomo Garzya.L'eden dei colori di Procida,un miracolo di lunga durata" di Fabrizio Coscia, ne "Il Mattino", 7 giugno 2002. Il volume "Colori di Procida" di Giacomo Garzya, con testi di Valeria del Vasto, fu presentato da Riccardo Maisano all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici il 6 giugno 2002 (cfr. "Il Mattino" del 6 giugno 2002).
  15. "<Passato e presente> di Giacomo Garzya. Poesia con foto, viaggio in versi tra luoghi onirici eppure reali" di Costanza Falanga, ne "Il Mattino", 4 febbraio 2003. Il volume "Passato e Presente" di Giacomo Garzya fu presentato da Angela Matassa, Enzo Pagliaro e Adriana Pignani all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici il 30 gennaio 2003.
  16. "Giacomo Garzya, versi sospesi sull'altalena di passato e presente" di Angela Matassa, ne "Il Mattino", 3 settembre 2003.
  17. "Versi multilinguistici raccolti in "Il mare di dentro". Tra l'arabo e il tedesco le parole innamorate di Garzya" di Angela Matassa, ne "Il Mattino" , 30 maggio 2005.Il volume "Il mare di dentro" di Giacomo Garzya fu presentato da Patricia Bianchi e Adriana Pignani all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici il 10 maggio 2005.Tommaso Bianco recitò una scelta di poesie.
  18. "Garzya, la fotografia aiuta a sentire il mare" di Tiziana Tricarico, ne "Il Mattino" , 5 marzo 2006. La mostra "Il mare che non si vede" di Giacomo Garzya fu presentata da Eugenio Mazzarella e Maurizio Ribera d'Alcalà all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici il 24 febbraio 2006.
  19. "Mostra/ "Il mare che non si vede". Napoli: le foto di Giacomo Garzya" di Giovanni Chianelli, ne "La rivista del mare. it", 2 aprile 2006.
  20. "Il mare che non si vede" di Francesco del Franco, ne "L'Appennino meridionale",Anno III, fascicolo I, Napoli 2006, p. 117.
  21. "Napoli e il suo vulcano" di Alessandra Troncone, in "Exibart.com", 6 novembre 2006.
  22. "Al PAN una rassegna sul vulcano, icona del paesaggio. Pittori, fotografi, disegnatori, manoscritti. Il Vesuvio in mostra con le sue sfumature" di Paola de Ciuceis, ne "Il Mattino", 8 novembre 2006.
  23. "Alla scoperta del Vesuvio" in "www.informatissimafotografia.it", 6 novembre 2006.
  24. "Le albe vulcaniche di Giacomo Garzya" in "Chiaia magazine", 10 novembre 2006, p.15.
  25. "Albe sul Vesuvio: dieci interessanti foto di Giacomo Garzya al PAN" di Maurizio Vitiello, in "www.positanonews.it", 10 novembre 2006.
  26. "Il Vesuvio risplende in mostra al Vittoriano" di Rosa Palomba, ne "Il Mattino", 12 gennaio 2007.
  27. "Giacomo Garzya <risveglia il Vesuvio>", in "Chiaia magazine" , 2 febbraio 2007, p.18.
  28. "Giacomo Garzya e il moto-immagine. Viaggio nel sito www.maree2001.it" di Massimiliano de Francesco, in "La Rivista del mare. it", 8 ottobre 2007.
  29. Libri/ Il mare di dentro. Viaggio nell'universo poetico di Giacomo Garzya di Rossella Galletti (19.03.2008), in "Iuppiter News", 26 giugno 2008, Anno III, n.2.
  30. Quando muore una persona cara di Valerio Petrarca, in "La Repubblica", 11 febbraio 2009.
  31. "Un viaggio in versi". Nota pubblicata su "Il Mattino" del 24 aprile 2009.
  32. "Garzya, antologia in memoria di Fanny" di Antonella Carlo, in "Chiaia magazine", Anno IV, n.5, maggio 2009.
  33. "I versi di Garzya e il canzoniere della vita perduta" di Fabrizio Coscia, ne "Il Mattino", 3 luglio 2009.
  34. La memoria è sabbia in un barattolo di vetro" di Lucilla Fuiano, in "La Repubblica" , 11 luglio 2009.
  35. Spett.le "La Repubblica", Redazione Centrale, via Cristoforo Colombo, 90 - 00147 ROMA.
    Fax : 0649822923. Alla cortese attenzione del Responsabile della rubrica "LETTERE,COMMENTI&IDEE". Il sottoscritto Prof. Giacomo Garzya, chiede alla S.V. di voler gentilmente pubblicare la lettera, qui di seguito riportata : LETTERA DI RETTIFICA E DI COMMENTO ALLA RECENSIONE DI LUCILLA FUIANO DEL MIO LIBRO DI POESIE, GIACOMO GARZYA, "PENSARE E' NON PENSARE" (Napoli 2009, Bibliopolis) DELL'11 LUGLIO 2009, p. XVI DELL'EDIZIONE NAPOLETANA.
  36. "Giacomo, il poeta errante" di Rossella Galletti, in "Chiaia magazine", Anno V, n. 6-7, giugno-luglio 2010.

GIACOMO GARZYA, IL POETA ARGONAUTA
di Aurora Cacopardo

L'invenzione artistica procede per due strade diverse: la prima è la mimesi, che viene dall'osservazione del mondo e dalla capacità di raccontarlo.

Il libro di poesie di Giacomo Garzya presenta cinque raccolte dai nomi significativi: Solaria, Maree, Passato e presente, Il mare di dentro, Il viaggio della vita, tanto da definirlo un raccordo tra la memoria che si fa nostalgia e il sogno che recita mistero. Ma è anche il tempo del viaggio, un lungo racconto che raccoglie echi di emozioni, sentieri incantati, ricordi di mare, di amori, di stagioni, di deserti, di sogni. L'analisi dei testi di Garzya, frutto di una sorvegliata interiorizzazione, induce a pensare ad un itinerario, lungo il quale si incrociano il grido di morte che sale dal mondo dei vivi e l'inutile dolore del vuoto per la perdita della persona cara che produce l'inevitabile sperdimento esistenziale per cui la vita sembra essere solo un vuoto deserto. Un segno fatale, un segno di morte, ma presentato con calmo distacco che suona, nel contempo, come serena accettazione dei limiti umani e come sfida al potere che ci sovrasta. Grande è la capacità del poeta di descrivere il mondo. Si tratta di descrizione fatta per immagini. L'invenzione artistica procede per due strade diverse: la prima è la mimesi, che viene dall'osservazione del mondo e dalla capacità di raccontarlo. La seconda è l'opposto della prima cioè dilatazione e trasformazione del mondo, moltiplicazione del reale ed in ciò si concentra il meglio degli spunti creativi del poeta. Se il nuovo nasce dall'antico, ed il futuro proviene dalla memoria del passato, Garzya compie il suo viaggio da argonauta dentro la poesia dei lirici greci. Scrivere è andare lungo i sentieri del tempo, per il poeta il tempo si è lasciato intrappolare dal mistero e dal segreto delle parole che si fanno sangue, vita e sogno negli anni lunghi della memoria che è in noi con le sue immagini e i suoi personaggi. In un tempo in cui le memorie si custodiscono. Ed è questo il tempo del viaggio.

Articolo pubblicato in "Chiaia magazine", VI, n. 5, maggio 2011, p.40.


La colorata sensibilità di Giacomo Garzya.

È difficile dire "cose migliori del silenzio" ma Giacomo Garzya c'è riuscito: per i tipi (preziosi) di D'Auria ha dato alle stampe ma soprattutto alla passione per la poesia la raccolta completa di tutti i suoi viaggi poetici più qualche inedito. E nonostante i tempi diversi di produzione e i diversi paesaggi che si incontrato in questo viaggio e gli innumerevoli ritratti che appaiono sulle pareti della memoria e gli stati d'animo che vibrano lungo tutto il libro e i sentimenti che aleggiano sereni tra una pagina e l'altra... ecco
nonostante questa (apparente) diversità rimane ben visibile la traccia indelebile della sua sensibilità. Sì, questa è la chiave di lettura delle poesie di Giacomo Garzya.
E se è vero che "il dolore disordina gli alfabeti" è anche vero che le parole di Giacomo hanno ricomposto - nonostante il dolore - un alfabeto tutto suo: l'alfabeto
- appunto - della sensibilità. Sensibilità "fotografica" lungo i sentieri dell'amata Grecia e la ricolorata (da lui) Procida; sensibilità "fisica" nei ricordi di e con gli amici; sensibilità "metafisica" per richiamare alla memoria di tutti l'adorata Fanny; sensibilità "lirica" davanti al prodotto dell'arte di altri; sensibilità "allegra" nel dare alla vita lo spessore
che merita, comunque. Che il silenzio non ti faccia mai da guida, Giacomo.
Enzo Pagliaro

Articolo pubblicato in "La discussione" del 19 giugno 2011.

 

GARZYA, POETA PELLEGRINO
di Aurora Cacopardo
in "Chiaia Magazine", marzo 2012, p. 30.


Il mondo intero, scriveva Camus è disegnato come un grande punto interrogativo che ci costringe a levare la testa verso l'alto. Leggendo le poesie della raccolta "L'amour et le violon" (D'Auria Editore) si ha la sensazione che l'autore cerchi mediazioni verso l'infinito, piste di decollo verso l'assoluto. Giacomo Garzya si racconta, si dà un senso, in un viaggio che diventa metafora del tempo, tempo che si raccoglie tra gli scogli della memoria, le cui parole recuperano il senso ed il perduto. Alcune poesie fanno riaffiorare alla memoria una musica leggera, invitante, antica : parole semplici e necessarie. Esse parlano di colori, di fiori, delle nebbie di Venezia che si sveglia dal suo torpore, del giardino della Menara, dei tamburi a Djemaa, delle spezie del souk. È la memoria del poeta, è la sua capacità di tracciare per immagini la forza dei sentimenti ed a comporre figure di gioia e di malinconia. In altre liriche della raccolta tutto sembra immobile, nell'attesa di una partenza temuta, di un addio che lascerà la fragile quiete del cuore dell'uomo. Il poeta diviene viandante, tra il vissuto e la contemplazione per cercarsi, in un andare che deve somigliare ad un pellegrinaggio. Giacomo Garzya, viandante-pellegrino, conosce le pieghe della solitudine senza mai assentarsi dalla vita. Anzi resta dentro la vita anche quando le parole spariscono e restano solo i desideri, i sapori, i destini. Gli orizzonti del poeta sono nel viaggio anche se è convinto che gli approdi non sono sempre consapevolezza e che gli arrivi si intrecciano con le partenze ed i ritorni vanno sempre oltre "Itaca". Non so se Giacomo Garzya abbia superato Itaca o sia dentro Itaca, so che questo libro va oltre il misterioso che incanta.


"Le sorprese di Garzya"
di Aurora Cacopardo

Il nuovo saggio di poesie di Giacomo Garzya ci dà modo di apprezzare la capacità con cui ci racconta una serie di sensazioni uniche dell'ansia metafisica e di una inquietudine che lo sorprende di continuo. Garzya ci offre con il suo "corpus poetico" ("Maree", "Solaria", "Passato e Presente", "Il mare di dentro", "Il viaggio della vita", "L'amour et le violon" ed ora "Un anno") una compiuta immagine di sé, della sua visione del mondo non felice, non idillica ma rischiarata da lampi di spiritualità che gli offrono la possibilità di fulminee intuizioni nell'indagare il mistero della vita e della morte attraverso felici sintesi poetiche: "...il buio è impenetrabile/ nella grotta di Pertosa/ o sotto Sant'Anna di Palazzo/ quando spengono le lampade... così dev'essere dentro una bara/ quando si spengono gli occhi/ per sempre". "...uscire dal dolore/ quando le frazioni di un minuto/ sono come ore.../ e ti sei svegliato e non riesci più a dormire/ e tu vorresti sbattere i pugni contro il muro/ perché arrivi l'aurora e l'alba e il giorno/ perché la luce ridia senso alla realtà delle cose...". Dai lavori di Garzya viene fuo ri la figura del poeta e dell'uomo di lettere dalla complessa personalità come si arguisce da liriche quali: "Saudade", "Amici miei", "Homo patiens", testi di profonda meditazione, di armonia; ed ancora: "Masada", "Eingedi", "Kubbet al Sakhra", miti riletti e reinterpretati alla luce della sua sensibilità storica e consegnate nelle loro multiformi valenze all'uomo d'oggi. Leggendo le quarantasei poesie del saggio, emerge chiaro come l'essenza e la qualità emozionale delle immagini siano il risultato di una interiorizzazione dell'ambiente e del paesaggio,sia esso Lisbona, Gerusalemme, Tivoli, Roma, Capri, Napoli, Salina e Lipari sentito sempre come parte dell'anima. Il poeta è affascinato dall'azzurro del mar Tirreno, del Mediterraneo, accarezzato dal lieve vento evocatore di memorie. Tuttavia i luoghi, senza la magia della parola, sarebbero nulli. E' la parola, la fisicità della scrittura, a dare alla poesia di Garzya vitalità, energia, sicurezza, proprio attraverso il suo immergersi nella natura. Immagini oniriche, che tuttavia non sempre alleviano la sofferenza del poeta. Apparenze misteriose che si rincorrono, frammenti di ricordi e di volti, di raggi di luna e mormorio di vento colti e fermati dalla parola magica della poesia, unica a scorgere "la divinità che è dentro il paesaggio".

Articolo, in "Chiaia magazine", IX, n.1/2, febbraio/marzo 2014, p.30.