POESIA E FOTOGRAFIA DI GIACOMO GARZYA


Zakinthos, Navajo, un raro scatto dal mare agitato della celebre e fotografatissima, quasi sempre dall'alto, spiaggia del relitto (foto di Giacomo Garzya, 5 luglio 1996)






GIACOMO GARZYA, FRAMMENTI DI MEDITERRANEO

Guarda il trailer del libro su YouTube



COMUNICATO STAMPA


All’Antico Caffè San Marco, Trieste  

LE FOTOGRAFIE DI GIACOMO GARZYA in "LE VIE DELL’IMMAGINE" e "FRAMMENTI DI MEDITERRANEO", ROMA 2023 

Presentazione dei due volumi : Giovedì 4 aprile 2024 alle ore 18 Intervento critico di Franco Rosso,  che dialogherà con l’autore.

Giacomo Garzya è poeta e fotografo. Lo è da più di trent'anni , affiancando al percorso poetico - autobiografico, intimista, introspettivo, diario della sua anima e di tutte le anime pensanti - in forma complementare la fotografia. Le due espressività creative si interfacciano e si inverano reciprocamente e insieme sintetizzano una curva esperenziale di vita impostata sugli studi storici, in particolare sulla controriforma, per giungere alla poesia parallelamente al ruolo di Professore di lettere. Una espressività creativa che quindi nasce dalla cultura e diventa l’esemplificazione plastica di quanto affermava Oscar Wilde : “Coloro i quali trovano nelle cose belle significati belli, sono persone colte. Per questi c’è speranza”. A differenza dei ricordi, della memoria, la fotografia mantiene una infrangibile fissità di testimonianza, indifferente al mutare delle situazioni, dei contesti, dei fruitori, innescando un effetto di trascinamento degli aspetti della realtà che attesta tenacemente in eterno la sua presenza. D’altronde, e in aggiunta, la fotografia può essere interpretata come la realizzazione meccanica della prospettiva rinascimentale: dal punto di vista concettuale Brunelleschi inventa la piramide ottica, è cioè il fatto di guardare una scena da un punto di vista di osservazione fisso e di trascriverla poi sul piano. Concetti culturali che ritroviamo nell’attività fotografica di Giacomo Garzya testimoniata nei diversi libri da lui pubblicati : certamente in Le vie dell’immagine e Frammenti di Mediterraneo, pubblicati nel 2023, che vengono presentati a Trieste. “Il primo – afferma Franco Rosso , nella presentazione - è più generale, il secondo è monotematico con l’intento di rappresentare il suo concetto di Mediterraneo, culla della nostra civiltà, della nostra cultura , crocevia di popoli e abecedario di infinite bellezze. Due libri che rappresentano due viaggi, compiuti non da turisti ma da viaggiatori alla Alain Botton. In ambedue i libri emerge,  al di là della eccezionalità della resa di ogni scatto fotografico, quell’impronta del Garzya fotografo che lo rende unico: la capacità di “scattare” con immediatezza sapendo configurare dall’inizio l’immagine con una campitura, con un taglio, con un ritmo che riscatta la foto dall’aspetto puramente estetico per farla diventare forma pensante, che parla, che coinvolge. D’altronde è proprio il taglio che fa la foto, che diventa una precisa espressione e allo stesso tempo una metafora visiva, perché ogni scatto, alla fine, è un’opinione sulla cosa fotografata, qualsiasi cosa...e le immagini diventano idee e le idee nascono dalla cultura, dallo studio, dalla ricerca e dalla sperimentazione. Fotografia e poesia, poesia e fotografia in Giacomo Garzya si interconnettono e si completano a volte integrandosi, irradiando riverberi emotivi che diventano un diario dell’anima e un invito a non mollare mai il personale viaggio alla ricerca della storia, della cultura e della bellezza. Quel viaggio che Garzya prosegue senza mai fermarsi, con quello sguardo affascinato e colmo di stupore tipico del fanciullo che prova meraviglia dinanzi ad ogni scoperta di bellezza come fosse la prima”.

( vedi, poi, il bellissimo articolo di Francesca Schillaci, "Le vie dell'immagine di Giacomo Garzya dentro il Mediterraneo", ne "Il Piccolo", 4 aprile 2024, p. 33)

Both presented on 4 April 2024 by Franco Rosso at the Antico Caffé San Marco in Trieste (see Francesca Schillaci, "The ways of the image of Giacomo Garzya inside the Mediterranean", in "Il Piccolo", 4 April 2024, p. 33)


"TALI VOLUMI RAPPRESENTANO UNA RETROSPETTIVA, UNA SINTESI DI PIÚ DI TRENT'ANNI DI MIA ATTIVITÁ COME FOTOGRAFO E SONO STATI EDITI NEL 2023 A ROMA DALLA DANTEBUS EDIZIONI (LEGATA ALLE GALLERIE D'ARTE "DANTEBUS MARGUTTA", SHOWROOM ART & BOOK IN VIA MARGUTTA, 38/A, 00187 ROMA E ALLA GALLERIA D'ARTE "DANTEBUS FIRENZE", SHOWROOM ART & BOOK IN VIA DELLO STUDIO, 18r/22r, 50122 FIRENZE)  : A MARZO "LE VIE DELL'IMMAGINE", pp. 202, Euro 42,90, A SETTEMBRE "FRAMMENTI DI MEDITERRANEO", pp. 202, Euro 39,90". 



  1. GIACOMO GARZYA SCRIVE SU SE STESSO COME FOTOGRAFO

    La mia fotografia, nasce nella mia infanzia come fotografo di famiglia nei viaggi estivi, quando con un apparecchio a fuoco fisso, senza nessuna pretesa, fotografavo viaggiando con la mia famiglia; fu in quegli anni che visitando musei d'arte nelle varie capitali europee, acquisii un gusto personale, utile per inquadrare le foto, di lì anche la capacità di saper osservare i paesaggi, urbani e non, nonché le varie tipologie di persone incontrate. La mia fotografia divenne professionale in pochi anni, dopo il passaggio nel 1981 alla reflex e alle diapositive, con risultati più che soddisfacenti, soprattutto quando iniziai a fotografare con l'ottica Zeiss. Questo percorso analogico si concluse nel 2009, l'anno in cui fui costretto al digitale, in primo luogo, perché i laboratori fotografici, per il crollo della domanda, non rinnovavano più con frequenza gli acidi per lo sviluppo delle diapositive, con risultati a dir poco disastrosi, in secondo luogo perché diventava sempre più difficile reperire le pellicole, essendosi ridotta la loro produzione a livello mondiale. La mia fotografia, poi, è stata innanzitutto basata sullo studio impressionistico della luce: per qualche critico, una metafisica della luce finalizzata alla ricerca di una natura primordiale nei suoi elementi fluttuanti, in un incessante pànta rheî, quindi uno studio sui quattro elementi, basata sulla lettura dei Greci, in particolare i frammenti di Empedocle, che mi portava a fotografare nuvole, tramonti rossi, onde marine, rocce, albe sul Vesuvio, secondo un criterio che avrebbe portato al superamento del momento prettamente emotivo che le aveva volute. L'acqua, elemento primigenio, la terra in continua trasformazione, il fuoco indomito che stordisce, abbaglia, che dà luce alla scena e calore alla nostra esistenza, alla nostra fantasia, quindi anche un rapporto cromatico-emozionale tra elementi che interagiscono tra loro: Fuoco-Sole-Luce-Energia-Calore-Colore-Nuvole-Acqua- Vento-Roccia. Tale ricerca, durata molti anni, confluì in parte, per quanto concerne l'elemento Acqua, in una mia mostra personale nel 2006 all'Istituto italiano per gli Studi filosofici "Il mare che non si vede". Lo studio monografico sui quattro elementi, solo per la mia incapacità di trovare degli sponsors, non si concretizzò, una ventina d'anni fa, in una mostra personale a Milano e in un volume edito sempre a Milano, la capitale italiana della fotografia. Ebbene questi, oltre ai reportages fotografici dei miei viaggi, sono i temi ricorrenti nella mia fotografia. Quanto alla mia fotografia analogica, la diapositiva per me aveva rappresentato un prodotto finito già allo scatto, non si poteva sbagliare, e già ne conoscevo il risultato, buono non solo per il reportage, ma soprattutto per la fotografia creativa. Anche con l'apparecchio digitale, in realtà, con opportuni accorgimenti e tarature a priori, fotografando per lo più con priorità dei diaframmi, ho ottenuto ottimi risultati, senza mai arrivare al "photoshop", se non per regolare, quando necessario, la luminosità. Pur rimpiangendo la fotografia analogica, per una mia personale modalità di intendere la resa fotografica, la fotografia digitale, specie nel reportage e nelle precarie condizioni di luce, presenta innumerevoli vantaggi, che non sto qui a dire tanto sono noti, su tutti quello di avere a disposizione un numero quasi illimitato di scatti e, nella stessa macchina, molteplici pellicole, nonché quello di non dipendere dalla temperatura dell'ambiente circostante, nemico giurato delle diapositive. Infine la fotografia digitale ha aperto a un tipo di arte più concettuale, surreale, rielaborata a tavolino, ma che non ha più niente a che fare col mio modo di intendere la fotografia, sempre soggettiva, ma al confronto, senz'altro più realistica.

    NOTE BIOGRAFICHE

    Giacomo Garzya dal 1981 al 2009 ha fotografato diapositive (oltre 15000); poi è passato al digitale. A partire dal 1994, ha esposto a Napoli a Palazzo Pignatelli ("Forti affetti", 4-13 maggio 1994), alla Casina Pompeiana nella Villa comunale ( "Napoli Arte. Cento artisti a confronto", 17-23 dicembre 1994, vincendo, in tale mostra collettiva, il primo premio per la fotografia a colori), all'Oratorio dei nobili a Piazza del Gesù, con Pepi Merisio ( "Tesori di Piazza del Gesù ", 29 aprile-31 maggio 1995). Ha poi esposto a Palazzo Serra di Cassano, sede dell'Istituto Italiano per gli Studi filosofici "Napoli 1999", 16-22 gennaio 1999 , con presentazione di Renata De Lorenzo; "Colori del tempo", 14-31 ottobre 2000 con presentazione di Renata De Lorenzo; "Il mare che non si vede", 24 febbraio-15 marzo 2006, prorogata fino al 18 aprile 2006, con presentazione di Eugenio Mazzarella e Maurizio Ribera d'Alcalà, moderatore Enzo Pagliaro). Quindi presso il laboratorio fotografico napoletano "Copyright", "Santa Lucia", 29 dicembre 1997-30 marzo 1998; al Palazzo delle Arti di Napoli (PAN) ("Vesuvio oggi" e "Vesuvio all'alba", nell'ambito della mostra "Napoli e il suo vulcano", 21 ottobre-19 novembre 2006). Le foto esposte al PAN, furono riesposte a Roma, nel Complesso del Vittoriano, nell'ambito della mostra "Alla scoperta del Vesuvio" (12 gennaio -11 febbraio 2007). Ha pubblicato, inoltre, album e libri fotografici (Forti affetti, Napoli 1994; Napoli 1999, con prefazione di Renata De Lorenzo, Napoli 1999, Arte tipografica editrice; Le stagioni, con prefazione di Renata De Lorenzo (12 stampe di cui 2 di Riccardo Rossi), Napoli 2000, Arte tipografica editrice; Colori di Procida, con testi di Valeria del Vasto, Napoli 2002, Arte tipografica editrice; La mia Napoli, con prefazione di Renata De Lorenzo, Napoli 2014, Arte tipografica editrice). Infine, due sui libri con foto in gran parte analogiche (diapositive) su circa trent'anni di attività come fotografo, il primo con 183 foto, Giacomo Garzya, "Le vie dell'immagine. Scatti in cammino", con prefazione di Massimo Gherardini, Roma 2023, Dantebus Edizioni, pp.1-202, e il secondo con 181 foto, Giacomo Garzya, "Frammenti di Mediterraneo", sempre con prefazione di Massimo Gherardini, Roma 2023, Dantebus Edizioni, pp. 1-200, ambedue presentati il 4 aprile 2024 da Franco Rosso all'Antico Caffé San Marco a Trieste ( vedi Francesca Schillaci, "Le vie dell'immagine di Giacomo Garzya dentro il Mediterraneo", ne "Il Piccolo", 4 aprile 2024, p. 33).
    In tale sito web vedere, inoltre, le sue gallerie fotografiche (con oltre 13000 foto) e, infine, in www.flickr.com i suoi numerosi album (120), con circa 22.000 foto.

    Giacomo Garzya, 18 aprile 2024


    GIACOMO GARZYA comunica, inoltre, ai cari amici che sta ultimando un suo nuovo libro fotografico, cui tiene tanto, con circa 250 immagini, in gran parte foto scattate tra il 2023 e il 2024, ma anche con delle sue foto in b/n di Praga, di qualche giorno prima dell'invasione da parte dell'Unione Sovietica, lui quindicenne.                               
    Il titolo del libro sarà: Giacomo Garzya, "Fermo immagine a Nord Est" e sarà presentato a Trieste a ottobre/novembre 2024.



    GIACOMO GARZYA - IMMAGINI E PAROLE: DUE PERCORSI PARALLELI

    Avendo voluto fare un bilancio della mia vita a 70 anni, come fotografo, ho pensato di pubblicare, una retrospettiva, da completare in un prossimo futuro, un'estrema sintesi dei miei reportage di più di trent'anni, a partire dalla fine degli anni Ottanta, in due volumi con più di 360 foto.
    Il primo "Le vie dell'immagine", dal carattere più generale, il secondo, di cui si parla ora, invece, monotematico "Frammenti di Mediterraneo", tale da rappresentare il mio concetto di Mediterraneo, il mare di Fernand Braudel, così importante nella mia ispirazione poetica, a partire dal mio primo libro di poesie "Solaria" del 1998. Ma è proprio questo mio primo libro a far riemergere una vocazione giovanile, quella di esprimermi attraverso la voce della poesia, e i luoghi da me visitati, quelli amati e più volte rivisitati, da immagini si trasformarono in parole, quindi l'uso di due linguaggi, due percorsi paralleli. Va subito detto che in "Frammenti di Mediterraneo", i luoghi nelle foto sono innanzitutto emozioni, le foto rappresentando, spesso con le poesie scritte lì seduta stante, un diario dell'anima, esprimendosi così insieme, con due codici diversi, gli aspetti emozionali del momento, che variano col mutare della luce,dei colori, dei grigi della nostra vita. Il tutto fa parte di un viaggio, metafora della vita, dove vi è una ricerca del bello, il ritorno alle radici, un viaggio inteso non da turisti, ma da viaggiatori, alla Alain De Botton, già memore io del passato, attraverso i resoconti appassionanti dei Montaigne, Charles de Brosses, Montesquieu, Stendhal, Goethe, fino alle riflessioni letterarie, artistiche e politiche nei Reisbilder di Heinrich Heine. Fotografia e poesia, poesia e fotografia, quindi un tutt'uno inscindibile, in cui si riversano la mia esperienza, la mia inquietudine esistenziale, gli affetti per la terra di origine, la mia formazione storicista, le letture dei Poeti greci e del Kavafis di "Itaca". L'immediatezza, poi, con cui ho scritto molte poesie è simile allo scatto subitaneo di certe foto, per non perdere il bello in quell'attimo, che si para dinanzi e che può svanire in qualche minuto secondo. Ne "I frammenti di Mediterraneo" non tralascio la quintessenza della nostra civiltà, il mare, esso traspare ovunque, è l' anima in tante foto, come la macchia mediterranea o le colonne dei templi greci. Infine, la mia fotografia vuole essere anche una ricerca del bello inteso alla Oscar Wilde, una risposta quindi al mondo in cui viviamo, dove certi valori si vanno dimenticando, oggi il regno del Kitsch, del cattivo gusto studiato da Gillo Dorfles o delTrash più volgare. Sul piano stilistico e artistico, un debito l'ho, in particolare, col Mimmo Jodice del Mediterraneo.

    Sul mio percorso fotografico (foto di paesaggi marini, urbani e rurali), sul passaggio al digitale, ecc., leggere l'intervista fattami dalla Dantebus il 6 marzo 2023 per il suo blog e in dettaglio in questo sito web ( "Photo gallery").

    Giacomo Garzya, Trieste, 25 gennaio 2024


    HO SCRITTO QUESTO ARTICOLO PER IL BLOG.DANTEBUS, A PROPOSITO DEL MIO LIBRO FOTOGRAFICO : "FRAMMENTI DI MEDITERRANEO":

    https://blog.dantebus.com/2024/01/immagini-e-parole-due-percorsi-paralleli-giacomo-garzya-parla-del-suo-frammenti-di-mediterraneo/


    PREFAZIONE DI MASSIMO GHERARDINI A GIACOMO GARZYA, "LE VIE DELL'IMMAGINE. SCATTI IN CAMMINO"  (con 183 foto tra analogiche e digitali)

    «I luoghi hanno un’anima. Il nostro compito è di scoprirla. Esattamente come accade per la persona umana.» (James Hillman, “L’anima dei luoghi”) L’intenso autore Giacomo Garzya eleva la sua arte dalla terra al cielo, per poi effettuare un volo a planare sulla terra che conduce l’osservatore-lettore in un incredibile viaggio, in cui perdersi per ritrovarsi, dove smarrirsi per riscoprire l’essenza, la fiamma viva dell’esi stenza e del mondo. Anche se ogni opera è minuziosamente corredata di data e di indica zione geografica, l’arte di Giacomo valica limiti e confini spazio-temporali e, soprattutto, riesce a condurre da un cammino personale ad una via universale. Eppure, da subito l’os- servatore avverte un quid misterioso e vitale che aleggia dietro e dentro ogni foto. Si tratta di quello che i classici chiamavano genius loci, ovvero un nume tutelare che aleggia, alita, custodisce, come un’entità viva e pulsante, ogni luogo. Sarà, infatti, capitato a tutti di av vertire una sensazione entrando in un luogo – una città, una nazione, un paese, un paesaggio, un museo – che fa percepire un qualcosa di caratteristico, di distintivo, una sorta di energia fisica e psichica. «Un luogo non è mai solo “quel” luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati.» (Antonio Tabucchi)

    Napoli, Venezia, Parigi, Gerusalemme, Capri, Ischia, Zante, Santa Maria di Leuca, Procida, Urbino, Acitrezza, Kokàla, Parigi, Karpathos, Pantalica, Santorini, Creta, Konia, Sultan- hani, Zelve, Goremem, Istanbul, Rodi, Luxor, Karnak, Safaga, Oulu, Rovànieni, Mauritius, Petra, Tel Aviv, Casablanca, Rabat, Fès, Marrakech... la bellezza, il calore, il colore, l’ener gia delle opere di Giacomo parlano alla nostra parte più ancestrale, più profonda e miste riosa, più irrazionale, ma sempre esistita, capace di guidarci lungo il cammino del sentiero della vita. I faraglioni di Capri, gli antichi tempi egizi, il Vesuvio, la spianata di Gerusa lemme, la valle di Petra, uniscono epoche, storie, sensi, mente, cuore, anima. «Ci si lega spiritualmente a luoghi, persone o cose che si incontrano sul proprio cammino perché marcano momenti particolari del proprio divenire.» (Jung)

    Giacomo Garzya sulla scia degli antichi Greci e Romani prima, poi di Jung e di Hillman, recupera l’antica nozione di una natura “animata” che assorbe i pensieri e le tradizioni degli uomini che la abitano da secoli o millenni. Il fotografo, in particolar modo, è colui che crea un legame empatico con i luoghi che visita. Una delle grandi caratteristiche dell’ar tista Giacomo Garzya è proprio quella di saper cogliere tale anima e farla conoscere al lettore, riuscendo magicamente a chiuderla e a custodirla anche nelle sue fotografie così come appare manifestandosi nel Cristo Pantocrator dello scatto Cristo a Bivongi, agosto 1994, Napoli Arte. Il genius loci diviene, dunque, il genius artis, il genius mundi... «Esistono luoghi che ci chiamano, magari anche da molto lontano. Non ne conosciamo la ragione, ma, ancora prima di averli visti, sappiamo che seguendo il loro richiamo ritroveremo un pezzo della nostra anima.» (Silvia Montemurro)

    Massimo Gherardini


    PREFAZIONE DI MASSIMO GHERARDINI A GIACOMO GARZYA, "FRAMMENTI DI MEDITERRANEO" (con 181 foto tra analogiche e digitali)

    «A un certo punto della sera e del mattino l’azzurro del Mediterraneo supera ogni immaginazione o descrizione. È il colore più intenso e meraviglioso, credo, di tutta la natura.» (Charles Dickens) Con il vento dell’arte e dell’emozione che soffia dolcemente, l’intenso autore Giacomo Garzya spiega le vele e le braccia della sua imbarcazione e conduce sé e il lettore-osservatore in un magnifico viaggio di bellezza. In questa raccolta fotografica – intitolata Frammenti di Mediterraneo – si compie una traversata del Mediterraneo, di cui il fotografo coglie la meraviglia in luoghi, culture, monumenti, situazioni, suggestioni. Dagli estremi confini orientali fino alle Colonne d’Ercole, Giacomo allestisce in immagini un intenso e accorato mosaico, che è anche un viaggio nelle epoche, dagli antichi greci fino ad arrivare all’era contemporanea. Ogni tessera, come suggerisce il titolo stesso dell’opera, è un frammento fondamentale che narra già nel suo piccolo lo splendore del tutto. Onda dopo onda, riva dopo riva, terra dopo terra, paese dopo paese, città dopo città, storia dopo storia, monumento dopo monumento, l’artista riesce nell’impresa di far abbracciare al lettore il Mediterraneo in tutta la sua essenza.

    «Nei tuoi occhi balenano moltitudini di vele iridescenti, nella spensierata speranza di cogliere un alloro, che si sia primi nella gara o ultimi, non importa. Non è un sogno, ma su una barca veleggia il tuo amore, che all’orizzonte scorge l’infinita gioia dell’infinito, in un mare opalescente, come il suo cuore. Tante vele al vento fresco di bora, tutte agognanti la meta, in un giorno, dove le trasparenze marine, sono figlie del sole.» (“Barcolana”, Giacomo Garzya)

    Il Mediterraneo, dunque, viene svelato come preziosa culla della cultura e crocevia di popoli, che bagna luoghi di infinita meraviglia, laddove il suo essere anche teatro di infausti drammi e orrori viene riparato da Giacomo con la bellezza. Come nell’arte del kintsugi giapponese, ogni foto è una colata d’oro che restaura ogni crepa e rimette insieme ciascun frammento. Capri, Ischia, Procida, Nerano, Amalfi, Gallipoli, Malta, Palermo, Melilli, Taormina, Siracusa, Noto, Pergamo, Creta, Khitira, Skorpiòs, Santorini, Monemvasia, Zakinthos, Paestum, Mikonos, Delos, Sifnos, Santorini, Isola di San Pietro, Tharros… tutto concorre al Bene e alla Bellezza, sempre con lo sguardo affascinato e pieno di stupore di un fanciullo, che si meraviglia di fronte ad ogni nuova affascinante scoperta, come se fosse sempre la prima volta. Simbolo ed icona dell’artista e della sua fotografia diviene l’elicriso, come nello scatto Il mio Mediterraneo, che si erge sulla scogliera, ricordando la ginestra indomita di Leopardi sul Vesuvio, come simbolo di un amore eterno ed immortale. Giacomo, novello Ulisse, segna le tracce del nostos alla patria delle emozioni.
    «Tutto è scritto nel Mediterraneo.» (M. Nunnari)

    Massimo Gherardini


GIACOMO GARZYA E LA SUA PARTECIPAZIONE AI CONCORSI POETICI A PARTIRE DALLA FINE DEL 2022:

È stato sempre finalista e con "menzioni al merito," negli otto concorsi poetici a cui ha partecipato dal 2022: in particolare, "Poeta Federiciano" al XIV Concorso internazionale "Il Federiciano"; nel 2023, al secondo posto al "Quarto Premio Internazionale Fëdor Dostoevskij", col suo libro "Poesie" (1998-2010), con presentazione di Luigi Mascilli Migliorini, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, pp. 1-456 e al sesto posto ex aequo, con "menzione speciale al merito", all' "Ottavo Premio internazionale Salvatore Quasimodo", presidente della giuria il figlio Alessandro, per il suo libro "Delos. Poesie 2015-2020", con prefazione di Enzo Santese, Napoli 2020, Iuppiter Edizioni, pp. 1-342. 



GRAZIA FULCINITI:

"La Grecia solare di Giacomo Garzya"

“Siamo tutti greci. Le nostre leggi, la nostra letteratura, la nostra religione, le nostre arti hanno le loro radici in Grecia. Se non fosse stato per la Grecia, Roma, la maestra, la conquistatrice, la metropoli dei nostri antenati, non avrebbe diffuso la luce con le sue armi, e ora potremmo essere selvaggi o idolatri.”

Percy Bysshe Shelley, "A Defence of Poetry", 1821

Giacomo Garzya è poeta e fotografo (non è un caso) e una parte della sua produzione, caricata sul sito internazionale flickr e in www.maree2001.it , è dedicata alla Grecia, visitata e ‘vissuta’ in vari momenti della sua vita, alcuni anche dolorosi; la Grecia di Garzya è un luogo interiore essenzialmente, puntellato da una solida formazione classica (anche per storia familiare), storica, e per certi versi antropologica, che conferisce alla sua poesia, nonostante l’immediatezza e la vividezza di certe immagini, uno spessore che regala al lettore una metacognizione su miti, religione, luoghi, eventi atmosferici, cambi di luce, che rimandano ad un passato che è patrimonio di tutti. I luoghi spesso diventano personificazioni del mito, dell’emozione e di un sentire umano e per questo comune. La Grecia solare perché? Perché il tratto più significativo delle poesie dedicate alla Grecia è la luce, il sole con tutte le sue sfumature e riverberi, che presentano e ‘cantano’ scenari, che a volte si ripetono, ma sempre diversi, per esempio basta il soffio del Meltèmi per rendere ‘altro’ il paesaggio, che rimanda a stati d’animo, impressioni, suggestioni sedimentate nei vari viaggi - pellegrinaggi dell’animo umano. La geografia della Grecia di Garzya è quella di un anonimo kafenion esposto al sole e alle mosche, è quella delle rocce brulle e scoscese, delle calette nascoste e selvagge, la Grecia delle meraviglie, delle piccole cose che si caricano di umanità e di ricerca della bellezza, ancor di più quando la poesia diventa fotografia, perché, per citare H. C. Bresson ‘è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore’. L’idea di Garzya di farmi tradurre in neogreco una cinquantina di sue poesie (malgrado io non sia madrelingua) nasce proprio dall’esigenza di rendere ancora più tangibile e immediata l’esperienza del viaggio in terra greca, e nella traduzione mi soffermo anche sull’aspetto stilistico e lessicale, tendente a qualche apertura alla katharèvusa e con costrutti non sempre in linea con il dimotiko. Su una cinquantina di poesie di Giacomo Garzya, tradotte dal compianto prof. Costantino Nikas dell’Istituto Orientale di Napoli, dieci furono tratte dal libro di poesie, G.Garzya, "Solaria" del 1998 e riguardavano appunto la Grecia, le altre 37 da "Maree" (2001) e "Passato e presente" (2002), sempre di Garzya.

Si propone qui la lettura di 2 poesie in italiano e neogreco: "Diafàni di Kàrpathos" e "Monemvasia, un ritorno":

Διαφάνι της Καρπάθου

Μύγες καφενείου
τσιμπάνε τους αστραγάλους.

Μια γριούλα ντυμένη στα μαύρα
περήφανη καθ’ημάς Ανατολή
φλυαρεί.
Δωρική είναι η γλώσσα
όπως στην άγρια Μάνη

Ένας ταξιδιώτης Old England
κορδόνια μαλλιά
κατεβάζει τζιν τόνικ
απελπισμένος.

Ένας μοναχός, λευκή γενειάδα,
φρυγικός μάλλινος σκούφος
στο κουδούνισμα ανέμου βυζαντινού
κάνει το σταυρό του.

Μύγες καφενείου
τσιμπάνε
ανάμεσα σε σκάκι και τάβλι
αυτόν που περιμένει το πλοίο,
ανάμεσα σε ποτήρια από ούζο
αυτόν που αναζητά τη λήθη.

Ο χρόνος σταμάτησε στο Διαφάνι.

DIAFÀNI DI KÀRPATHOS

Mosche di kafenìon
pizzicano le caviglie.

Vecchia paludata di nero
fiero oriente greco,
ciarla.
Dorica è la lingua
come nel Mani selvaggio.

Viaggiatore Old England
capelli di stoppia
gin tonic tracanna,
disperatamente.

Monaco barba bianca
berretto frigio di lana
allo scampanìo del vento
bizantino si segna.

Mosche di kafenìon
pizzicano
tra scacchi e tavli
chi aspetta la nave,
tra bicchieri di uzo
chi cerca l'oblio.

Il tempo è fermo
a Diafàni.

Diafàni, 18 agosto 1998
Giacomo Garzya


Μονεμβασιά, επιστροφή


Επιστρέφοντας εδώ
ότανη ανάμνηση είναι ωραία
σε κυριεύει ξανά.

Εδώ στο Κάστρο
όλα έχουν αλλάξει
ακόμη και οι πέτρες,
όπως και το χρώμα
με το φως της ημέρας
και του απογεύματος.

Η ζωή με έφερε
σε αυτή την ακτή
που δεν είναι ποτέ η ίδια
όπως το ποτάμι που ρέει.

Τώρα ο άνεμος φυσάει δυνατά
και δεν λυγίζει
ένα πλήθος
άγριων σκόρδων
που στέκονται
ανάμεσα στον γκρεμό
και τον σιδερένιο βράχο,
από τον οποίο
σταγόνες αμβροσίας αναβλύζουν
στα γαλαζοπράσινα μάτια σου,
έτσι σήμερα τα βλέπω
σαν αυτά μιας νύμφης
που η θάλασσα τυλίγει
εδώ γύρω.

MONEMVASIA, UN RITORNO

Ritornare sui luoghi
quando è bello il ricordo
ti misura di nuovo.
Qui nel Kastro
tutto è mutato
anche le pietre,
come il colore
con la luce del giorno
e della sera.
La vita ha portato
a questo lido,
mai uguale a se stesso,
come il fiume che scorre.
Ora tira il vento forte
e non doma
moltitudini
di agli selvatici
ritti
tra le scogliere
e il roccione ferroso,
da cui sgorgano
stille d'ambrosia
sui tuoi occhi turchesi,
così oggi li vedo,
come quelli di ninfa
che il mare avvolge
qui attorno.

Monemvasia, 29 luglio 2003
Giacomo Garzya

Relazione di Grazia Fulciniti letta l'8 marzo 2024, in occasione della "GIORNATA DELLA LINGUA GRECA", organizzata all'Università di Napoli "Federico II" da Domenica Minniti Gònias, professore ordinario all'Università Nazionale e Kapodistrias di Atene.

 

           Molte mie poesie sono state tradotte in inglese e in greco moderno, alcune in tedesco, spagnolo, arabo classico e una trentina da me stesso in francese. Le poesie in greco moderno furono tradotte, una ventina d'anni fa, dall'indimenticato amico Costantino Nikas, ben quarantasette scelte dai miei primi tre libri di poesie: "Solaria" (1998), "Maree" (2001), "Passato e presente" (2002); attualmente è in corso la traduzione di una cinquantina di poesie sulla Grecia da parte della grecista Grazia Fulciniti, anche queste già edite, ma da ripubblicare ad Atene.  



GIACOMO GARZYA, ARTE IN COSTIERA AMALFITANA, ALL'HOTEL CASA ANGELINA A VETTICA DI PRAIANO, 24 OTTOBRE 2015. SCULTURA DI ETIENNE, "LA CONVERSATION", IN TUTTO QUATTRO COPIE, UNA DELLE QUALI SCOPRII PER CASO, NEL CENTRO DI L'AVANA A CUBA, APPENA DUE MESI DOPO (IL 27 DICEMBRE 2015). SULLO SFONDO DELLA PRIMA FOTO "LI GALLI" E "I FARAGLIONI DI CAPRI ".


Parigi, lungosenna, 20 aprile 1987
(Foto di Giacomo Garzya)



Istituto italiano per gli Studi filosofici, 29 aprile 2015 (Foto di Francesco Zoena)


IISF, 29 aprile 2015 ( Foto di Francesco Zoena)

 


IL MIO DODICESIMO LIBRO DI POESIE, Napoli 2015

 


IL MIO UNDICESIMO LIBRO DI POESIE: GIACOMO GARZYA, "UNA SPECCHIERA", Napoli 2015, M.D'Auria Editore.

 

 


NEL 2013

 


 





POESIA DI GIACOMO GARZYA SCRITTA DIECI ANNI PRIMA DELLA SCOMPARSA PREMATURA DI SUA SORELLA CHIARA (8 APRILE 2019)

IL VIAGGIO DELLA VITA

A Chiara sorella

Tante sequenze i miei viaggi,
come foto su celluloide fissate dagli occhi
attraverso finestrini in corsa col vento.

Pianure, monti, pascoli, fiumi da ponti di ferro,
alberi quanti alberi, casolari, case su case,
porti, confini di stato, pullulare di volti,
attraverso finestrini di auto e di treni in corsa.

Tante sequenze, quanti ricordi,
questi i viaggi con Chiara sorella, fino ai vent'anni.

In lotta col tempo che passa,
senza tornare indietro,
il viaggio della vita continua, e quell'anfora,
che viene dal mare, lì al centro del quadro,
tutti li contiene i ricordi, proprio tutti,
recenti e remoti.

Né togliendone il tappo, i mali del mondo e la morte
agli uomini darebbe Pandora,
bensì la vita, la gioia di vivere e ancora vivere,
che solo il viaggio e gli affetti possono dare,
anche quelli per sempre perduti

Napoli, 8 luglio 2009.

in GIACOMO GARZYA, "IL VIAGGIO DELLA VITA", Napoli 2010, M.D'Auria Editore, p. 74.


 


 

Trieste, Piazza dell'Unità d'Italia, 11 dicembre 2021 (foto di Giacomo Garzya)

Giacomo Garzya e Vanni Venditti: un'inossidabile, più che quarantennale, amicizia (foto di Marisa Porzio, Napoli 17 dicembre 2023)

Dal 19 luglio 2023, è stato messo in rete a cura della Redazione di "Poeti e Poesia" della Casa Editrice Pagine, Roma, un minisito di Giacomo Garzya al seguente link: http://autori.poetipoesia.com/minisiti-giacomo-garzya

 

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