GIACOMO GARZYA RICORDA CON COMMOZIONE ALESSANDRO QUASIMODO PER LA PREFAZIONE ALLA SUA SILLOGE POETICA “È LA VITA”

Il compianto Alessandro Quasimodo, scomparso recentemente a Milano, il 2 maggio 2025 – vi era nato da Salvatore e da Maria Cumani il 22 maggio del 1939 – ha lasciato un grande vuoto nel mondo del Teatro, ma anche della Poesia, allestendo spettacoli e letture poetiche in Italia e all’Estero e collaborando con l’Editore Giuseppe Aletti. Di qui la prefazione alla mia raccolta di poesie “È la vita”, Villanova di Guidonia 2024, Aletti Editore, pp. 1-110,  presentata il 6 novembre 2024 da Hafez Haidar nel Salotto letterario dell’Editore Aletti: “I diamanti: A tu per tu con Giacomo Garzya”; il 16 gennaio 2025 alla Casa degli Artisti “Italian Secret” a Udine (insieme con il mio ultimo libro fotografico “Fermo immagine a Nord Est”, Trieste 2024); il 19 maggio 2025, al Salone del libro di Torino 2025, da Caterina Aletti . Devo anche ricordare che per il mio sesto posto ex aequo, con “menzione speciale al merito” all’ VIII Premio internazionale Salvatore Quasimodo (30 aprile 2023), fu  proprio Alessandro Quasimodo il presidente della giuria, mentre presidenti della giuria per il mio secondo posto al IV Premio Internazionale Fëdor Dostoevskij, sempre nel 2023, furono Hafez Haidar (candidato due volte al Nobel, per la Pace nel 2017 e per la Letteratura nel 2019) e Giuseppe Aletti. Infine, il 20 agosto di quest’anno, a Modica, nel giorno del festeggiamento del compleanno di Salvatore Quasimodo (1901 – 2025) , visitando la sua Casa Natale, ho avuto occasione di fotografare anche ricordi relativi al figlio Alessandro.

 

PREFAZIONE DI ALESSANDRO QUASIMODO ALLA MIA DICIOTTESIMA RACCOLTA: “È LA VITA”, VILLANOVA DI GUIDONIA 2024, ALETTI EDITORE

 

“È così la vita, un eterno ritorno/ nei luoghi dell’anima”

 

Questi due versi enunciano la poetica di Giacomo Garzya: ritrovare nel passato e riscoprire nel presente un percorso interiore che dia significato alla vita. È un itinerario che induce a riflettere e a non accontentarsi delle apparenze. Mentre i ricordi si intrecciano, possiamo meditare sugli obiettivi da raggiungere e sui valori autentici da salvaguardare.

Purtroppo le guerre, la logica del profitto, l’assenza di dialogo prevalgono nella nostra società. Non è facile trovare elementi positivi che indichino speranza in un mondo migliore, eppure bisogna cercare quella luce che si intravede, almeno a tratti.

Ripensiamo a figure carismatiche, come Benedetto XVI, al clima di raccoglimento che cogliamo nei luoghi di culto, all’essenza del messaggio evangelico. Pregare a Santiago di Compostela o nella propria casa diventa l’occasione per capire e orientarsi nella realtà. Non si tratta solo di seguire un rituale, ma di modificare comportamenti, in una ricerca interiore continua. Come il vento che soffia senza sosta, anche noi non dobbiamo fermarci, ma metterci sempre in discussione. L’amore stesso è dinamico, privo di stereotipi.

L’arte aiuta perché innalza moralmente e spiritualmente.

L’autore dedica diverse liriche a pittori come Fabio Colussi, Silvia Ciaccio, Cinzia Platania, Patrizia Grubissa che, in alcune esposizioni a Trieste, con le loro opere, vibranti per le variazioni cromatiche, hanno saputo comunicare profonde emozioni. Si colgono orizzonti illimitati, fatti di luce e di metafisico immenso, rami spogli che traggono linfa da una pallida luce, uno spirito immaginifico e creativo, un mare triestino pieno di vele sognanti.

La bellezza purifica ed eleva l’uomo. Vengono in mente le statue del Canova, il poemetto Le Grazie, l’ode All’amica risanata di Foscolo in cui lo spirito inquieto dell’uomo si placa almeno momentaneamente.

Si verifica una sorta di sublimazione che allontana da tanti influssi negativi.

Anche la memoria svolge un ruolo importante perché distoglie dalla monotonia quotidiana, che fa smarrire le mete prioritarie da raggiungere: “Nei ricordi indelebili della mia/ infanzia, tra i più riposti del cuore,/ l’intenso profumo della lavanda/ nei campi di Provenza,/ così intenso da stordire la mente,/ così gli alambicchi per gli oli/ essenziali a Grasse…/ Erano camminate liete nei miei/ anni felici, nei più dolci campi/ di Francia, i colori ancora vividi/ nella memoria”.

Il testo si trasforma in immagini, ricche di fascino, che catturano la nostra attenzione. Nostalgia, desiderio di rivivere istanti irripetibili si impadroniscono di noi che condividiamo l’esperienza dell’autore.

L’uso dell’enjambement ha la funzione di sottolineare parole chiave come: mia, miei, oli, campi in un preciso rapporto tra micro e macrocosmo.

L’anafora così intenso – così gli alambicchi mette in rilievo l’intensità delle sensazioni provate, fornendo correlativi oggettivi che suggeriscono una lettura simbolica dell’opera.

Garzya ottiene risultati di spicco soprattutto quando tratta tematiche di carattere esistenziale.

 

Alessandro Quasimodo

Tutte le foto sono state scattate da Giacomo Garzya (Modica, 20 agosto 2025). I ritratti sono di Paola Celentano Garzya

 

 

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