RACCOLTA DI POESIE (TERZA), PASSATO E PRESENTE
GIACOMO GARZYA,
PASSATO E PRESENTE, Napoli 2002,
ARTE TIPOGRAFICA EDITRICE
PRESENTAZIONE
Giacomo Garzya ci ha già donato due fini raccolte di poesie: Solaria e Maree (rispettivamente
nel 1998 e nel 2001). La prima è dominata da una sensibile esperienza della Grecia; la seconda ha umori più vari, attuali e remoti, personali e visionari (come già affermato da Giuseppe Pontiggia), nei quali spesso traspare anche la vena fotografica, che è una delle componenti dell’umanità dell’autore (cfr. Napoli 1999, Le stagioni e Colori di Procida, da noi pubblicati, nel 1999, nel 2000 e nel 2002).
Nella sua Presentazione di Maree, Giuseppe Galasso si esprime con le parole seguenti: “Il mondo di Garzya è semplice, ancorché pensoso; è composto, ancorché vivace.
La spontanealevità con cui scorrono i suoi versi, pur evidentemente tanto curati e rifiniti, non ha alcuna tentazione, né la fa avere al lettore, di fingere travagli abissali, invidiosi veri, insospettabili e improbabili profondità.
La poesia di Garzya è quale subito appare: naturale e credibile nella sua radice umana e nelle movenze
che si è data. Il lettore non deve cercarla negli ascosi penetrali del tempio. La incontra, semplice e affabile, sulla soglia e non ha difficoltà a intrattenersi con essa in fidati, per quanto tenui e sommessi, colloqui”.
Questi pensieri critici, in parte, si attagliano anche alla raccolta che ora affidiamo al lettore. Forse qui lo scavo si fa più profondo: la dimensione spaziale e temporale si dilata; l’accento è più sottile.
È un passo avanti nel cammino del poeta, nella storia della sua anima.
L’EDITORE
MAREE
Clessidre
giro
nella notte
fonda
interminabile.
Acqua
sabbia
scorrano
purché macerino
il mallo coriaceo
che è in me.
Liberi
gli occhi
dalle bende,
correnti vorticose
flussi
e riflussi
nelle mie clessidre
vivere vorrei.
Napoli, 14 novembre 2002
CAMPINE
A mia Madre
Desiderio d’erica
le mie radici
tra le brughiere
spinge,
a ritroso
la memoria corre
in terre lontane.
Atavici odori
selvatici
i sensi scuotono
tra fitte nebbie
che improvvise
invadono.
La pianura deserta
quando dai venti
è battuta
d’orgoglio
affolla la mente.
Napoli, 28 aprile 2002
SALENTO
A mio Padre
Terra rossa
strato sottile
su candido calcare
ulivi
alligni in te
da ventate marine
torti
come i rivoli scomposti
dei monti.
Emergenti
pietre
dolmen
menhir
affioranti dal mare
le grotte rupestri
corde del profondo
tocchi
quelle
dei padri
dei padri.
Napoli, 19 maggio 2002
HELSINGØR
Mare freddo
dei miei ricordi
cavalloni frangenti
e nel porto
stridìo di cime,
dal Kronborg
di Amleto
ammirai il Baltico.
Bambino
sognavo
grigi regni
di brume
belle spade
e ondine sovrane.
Ora
magico Nord
a te
vorrei tornare.
Napoli, 25 febbraio 2002
GALATA
Vivace brulichio
d’uomini
barche
reti
pesci
lampade
sotto il ponte
forti odori di fritto
l’etere
saturano
quello
del Corno d’Oro,
che al Bosforo
già greco
s’apre.
Napoli, 11 giugno 2002
BURGENLAND
Pigmenti blu
cadenzati
sulla tela del cielo
libere
le tonalità
tra i canneti
sul grande lago
a dismisura
distesi
malinconie di fine estate
tra i vitigni
maturi
mosti zuccherini
annunciano
e
momenti felici.
Napoli, 18 maggio 2002
ASCONA
Tra i monti,
bizzarri
controluce
sul lago Maggiore
come vetrine colorate
da fiocchi di seta
barche agli ormeggi
dondolano.
Nella quiete
fra panchine rosse
fiori rossi
e alberi fronduti
lungo il lago
chi legge
chi gioca
chi guarda.
Lontano un campanile
il tempo scandisce
mentre banani
al Collegio Papio
di San Carlo
ricordano il Sud.
Napoli, 20 aprile 2002
HAIDERSEE
Lago
del mio sognare
scintilli
come occhi
rutilanti d’amore.
Nel buio
della scena
la luce
lì al centro
fra due barche
di tenerezza ardente
gli animi
pervade
l’animo
il cuore
di chi s’incontra.
La ragione
di te
è schiava
amore.
Napoli, 24 aprile 2002
MONTAGNE CARE
“La mia solitudine – che, come
capita in montagna alle grandi
altitudini, spesso mi toglieva
il fiato e mi faceva sudare sangue
dai pori – è ormai, per lo meno
una solitudine in due. Quale
prodigio!”.
F. Nietzsche
Stretti dalla morsa
del ghiaccio perenne
aguzze le vette
Ortles
Zebrù
Gran Zebrù
vi ho amati
errando
per sentieri solinghi.
Alta la quota
fermo
il desiderio
di ascendere
più su
sino a toccare
Te.
Napoli, 11 maggio 2002
CEVEDALE
Come piramidi
le cime
bianco
solenne
nella tua solitudine
ai venti gelidi
indomito resisti
e giochi
con l’ombra delle nuvole
in fuga.
Miraggio di luce
rampone
dietro rampone
tra i crepacci
invano
ti inseguo
perdutamente tuo.
Napoli, 11 maggio 2002
SILVAPLANA
“Primi di agosto 1881 a Sils-Maria,
a 6000 piedi al disopra del mare, e
molto più in alto di tutte le cose
umane!”.
F. Nietzsche
Stordito
dal luppolo
macerato
nell’assenzio
della volontà
che non muore
con lo sguardo
cieco
verso Passo Maloja
carezzo
te
Silvaplana
dalla piena
solitudine
preso.
Napoli, 2 giugno 2002
LUNGO SENNA
Ti rivedrei
ogni giorno
lungo Senna
caro
come una donna
a lungo amata.
Vi vivrei
ogni giorno
stelle del firmamento
lontane
dalla quotidiana
violenza dei fatti
delle parole,
stelle
che dai tuoi Ponti
traguardo
fluttuanti
nel nostro
divenire
date luce
sempre.
Napoli, 4 giugno 2002
PLACE DU TERTRE
Di Montmartre
centro vivo
innevati
i tetti
i lampioni
gli alberi spogli
i tuoi quadri
policromi
nella fantasia
spiccano il volo
in quella
di chi guarda
incantato
il via vai
di chi compra
di chi posa
di chi vive.
Napoli, 19 giugno 2002
VETRATE GOTICHE
Alla Sainte-Chapelle
a Chartres
a Bourges
come roteanti
caleidoscopi
i miei occhi
di mistica solitudine
si intingono.
O pittori
e maestri vetrai
a voi
il plauso.
E tu
senza Chiesa
che vai per via
di Charles Péguy
la conversione
rammenta,
in tali luoghi.
Napoli, 26 febbraio 2002
CÔTE-D’OR
Borgognone
di gran marca
ho colato giù
nel cuore
colmo di te
i vasi
si dilatano
in pianto
e dappertutto
crepano
per l’assenza
di te.
Napoli, 23 giugno 2002
NOTE DI VIAGGIO
Brivido nell’aria
elettrico
conduce
gioia di vita
paura
nel buio della stanza
mi sento parlare
e barcollo al pensiero
di te
il viaggio
riempie tutto
il tuo viso
di madonna antica.
Qui a Coira
fa freddo
freddo gotico
dei Grigioni.
Nel buio
mi sento parlare
e trabocco
d’amore per te.
Napoli, 19 aprile 2002
MONTERIGGIONI
Campi
terra di Siena
orbicolari
le mura turrite
fantasia
d’Alighieri
in Valdelsa
troneggi
baluardo
del mio vivere
del mio viaggiare
con te.
Napoli, 12 maggio 2002
PUNTA CARUSO
Crepuscolari
le tinte
arancio
indaco
su tutte
lo spettro solare
turbina
nella mente
immaginifica
contemplando
l’ardore
appassionato
di chi ama
il desiderio
di quiete.
Napoli, 24 maggio 2002
PUNTA IMPERATORE
Se penso a te
donna
che veleggi
dal promontorio
lavico
verso l’ignoto,
di tristezza
mi si impregna
il cuore.
Se penso a te
donna
che viri
verso il verde
raggio,
dal faro
distante
ma sicuro,
di gioia
mi si empie
l’animo.
Napoli, 25 maggio 2002
ASSENZE
Tra reti accantonate
alla Corricella
momenti di solitudine
mentre la brezza
le sue bandiere
depone.
Gialli rosa
celesti verdi acqua
due rintocchi
stanchi risuonano,
ma repentino
il vento salso
si alza
e non si è
più soli,
ma con schiere
di barche
che ondeggiano.
Procida, 25 aprile 2001
[poesia pubblicata anche nel volume
fotografico Colori di Procida
di Giacomo Garzya, testi di Valeria
del Vasto, Napoli 2002, Arte
Tipografica editrice].
MORTE DI CRISTO
Chiodo
dopo chiodo
l’agonia pulsa.
Sangue
e ancora sangue
sul Golgota
la Croce
innalza.
Al Padre
il respiro ultimo.
Pianto di donne
ferite lava
e il mondo
è redento.
Napoli, 17 aprile 2001
[poesia scritta dopo la Processione del
Venerdì Santo a Procida e pubblicata
anche nel volume fotografico Colori
di Procida di Giacomo Garzya,
testi di Valeria del Vasto, Napoli 2002,
Arte Tipografica editrice].
MONTE DI PROCIDA
Da qui
di Miseno
l’anima e il faro
fra il verde
e la nuda roccia
ammiro
e il Mare morto
e il Monte Vesevo
e i Lattari
e Nisida
e Capri
e di Posillipo il parco
tra frasche e pini
in primo piano
da qui
dal Monte
che anche Ischia
e Procida
vede.
Bacoli, 16 febbraio 2002
ORTIGIA, QUEL GIORNO
Alla via Resalibera
sui tetti di case
e fra i ronchi
la tramontana
fionda
e dalla torre,
ippodamea schiera
il mare
le catene spezza,
dopo una notte
di fulmini e acqua.
Luci calde e gialle
i tufi
riscaldano
delle case sgombre;
il pullulare
si immagina
in un tempo
lontano.
Ora è il vento
che spazza la vita.
Il mare nero
e bianco
col rosso a ponente
contrasta
e le nuvole
forza e amore
ritmano.
Addio Ortigia.
Siracusa, 3 novembre 2001
TERRA GRECA
Nero di seppia
calici d’uva
alle falde
dell’Etna
a te lontana
penso.
Qui Ortigia
splende.
Siracusa, 1° maggio 2002
PRIMAVERA IN ORTIGIA
Rondoni
a folate
su San Giovannello
allegri
vivaci
nell’aria
impazzano
aria dolce
come ambrato
zibibbo.
Siracusa, 2 maggio 2002
TERRA SANNITA
Legna arsa
d’autunno
per Cerreto
Cusano
Guardia,
via Dietro gli orti
piazze Lago
e San Martino
di gerani rossi
adornati
i balconcini
di stemmi aviti
i portoni.
Guardia Sanframondi,
24 novembre 2002
ATTIMI
I
Sulla baia
due luci d’argento.
Il mare s’accende
nel solare brillìo,
da qui
inebriato
l’orizzonte guardo
solo.
II
Mira la luce
del mare
il gabbiano
che vola radente
sulla scogliera
strapiomba
nel volo
sull’acqua fatale
increspata di te.
III
Cangiante la roccia
nel meriggio tiepido
palpita d’acqua
verde e blu e limpida
quasi come gli arbusti
di sopra
tra cielo e terra
tra mare e cielo
insieme confusi.
IV
Fasci di luce a calice
col tempo che passa
all’orizzonte
una linea bianca
sul mare
fredda d’amore
aspetta.
Come vagiti
di bimbi
gabbiani libranti
meandri calcarei
esplorano
pieni di sé.
Capri, 3 febbraio 2002
GIOIA
Marine argentine
come alabastro
gioia tralucono
slanci vitali
e linee
di luce
sorrisi
sottendono
abbracci
nella notte
che viva
incalza.
Napoli, 1° giugno 2002
VIVERE
Vivere è
camminare
insieme
un’esistenza
con l’amico
che le profondità
dell’essere
in silenzio
condivide.
Nella sofferenza
della notte
della vita.
nella felicità
sino alla quiete
della morte.
Napoli, 25 giugno 2002
ALBA
Fulgida
nei momenti
della nostra vita,
per chi veglia
eterno ritorno
sei
ora vermiglia
ora azzurra
ora sabbia soffusa
speranza
di un radioso giorno.
Fulgida vita
di fresca rugiada
gli occhi aspergi,
gli occhi miei.
Napoli, 15 febbraio 2002
PLENILUNIO
Mortali affanni
e umana gioia di vivere
luna piena vegli
come
su case vivide di luci
su macchie nere di terra
su amori infranti
o in nuce.
Il tuo orbitare
la nostra corsa
in questa vita fugace
insegue.
Mutevole
ciclica
armonica
il battito
dei nostri cuori
regoli
all’unisono.
Napoli, 25 aprile 2002
[pensando a Terre des hommes di
A. de Saint-Exupéry]
DORMIVEGLIA
Languido languore
dolce tra le coltri
s’insinua
vellutato
matto
nelle anime sole
s’insinua
come adagio
nell’intermezzo
le dita
risuonano
sopra il torpore
di chi
tra le coltri
sogna
mentre fuori piove.
Napoli, 23 dicembre 2001
TEMPESTA DI VITA
Unguenti
è bello
spalmare
sulla carena
dal torso
all’arco
rampante
come
gran pavese
di vascello
che improvviso
sbotta
nella laguna quieta
del suo amare.
Napoli, 3 luglio 2001
FEELING
Fiorito giardino
il tuo viso
un sorriso
a picco
sulla mia anima
distende
di delicata fattezza
le tue labbra
come ninfee
note arcane
nel cuore
della notte
modulano
e fra tanti
un bacio ancora
il chiarore
aurorale
attende.
Napoli, 22 febbraio 2002
ATTIMO
In una sera
di novembre
sotto un lampione
radioso e inerme
tu
viso
dal dolce sorriso
hai effuso
pura luce
e ardore.
Poi,
ti sei discostata
leggera
e svanito
l’incanto
è restato
il ricordo struggente
di quell’attimo fuggente.
La semioscurità
al commiato
non ha celato
il tuo sguardo
tra lo smarrito
e l’esitante,
ma fa comunque sognare
un bacio
sentito e appassionato
un dì
se verrà.
Napoli, novembre 1993
FRAMMENTI
Impugnare
il tuo sorriso
è come bere
la schiuma del mare.
Vorrei carezzarti
e bere
il tuo mare.
Nelle
mie viscere
il tuo profumo.
Basta
la tua ombra
per darmi
amore.
Mentre
tu dormi
io vivo.
Hvar, 2 agosto –
Napoli, 21 novembre 2002
PASSIONE
In questa notte
triste
il plenilunio
rischiara
la mia passione.
In questa notte
triste
il fuoco
divampa e dilania
il mio cuore.
In questa notte
triste
vorrei amoreggiare
con te
amore.
In questa notte
triste
il tempo
si è fermato,
perché
è impalpabile
l’amore.
Napoli, 1993
DÈSIRÈE
Occhi verdescuri
di giunco,
labbra sottili
e insieme carnali,
corpo flessuoso
d’antilope,
a te ho pensato
notte e giorno
col rimpianto penoso
di non starti vicino
ogni momento.
Vorrei carezzarti
con parole dolci
e lievi
come la brezzetta
marina.
Questa notte
medito tranquillo,
a mente serena
e sgombra di assilli,
e desidero te
occhi verdescuri,
come si può desiderare
la baccante più bella
di un tempio dionisiaco.
Il mio spirito è con te
per te
labbra sottili
e il tuo corpo
d’antilope,
la tua anima,
vorrei fossero miei
per sempre,
nella vita forzata
e nell’aldilà
misterioso.
Napoli, novembre 1993
[poesia pubblicata in G.GARZYA,
Pensare è non pensare, con prefazione
di Eugenio Mazzarella, Napoli 2009,
Bibliopolis, pp. 15-16. Poi, in G.GARZYA,
Poesie (1998-2010), Napoli 2011, M.D’Auria
Editore, pp. 267-268. Le poesie della mia
quinta raccolta, Pensare è non pensare,
confluirono, poi, col permesso dell’Editore,
il compianto amico Francesco del Franco,
in seguito a delle modifiche, nella mia sesta
silloge, G.GARZYA, Il viaggio della vita,
Napoli 2010, M.D’Auria Editore, dalla p. 13
alla p. 66 (tranne DÈSIRÈE)]
PANACEA D’AMORE
Selva
d’oltremare
di ogni dolore
il sollievo
l’anima mia
con le tue fronde
rinfreschi
mentre
con le menadi
amoreggia Pan.
Selva impavida
che di echi
sorgivi
risuoni,
il tuo cuore
apri a me
prima
che il tramonto
mi avvolga
per sempre.
Napoli, 15 febbraio 2002
CHAGRIN
Gran pena
tormenta
il sonno
nera
l’elicoide
nell’abisso
nero
vorticoso
nulla
alla coscienza
chiude
il sogno,
per dimenticare
alcool
alcool puro
a volontà.
Napoli, 26 maggio 2002
OBLIO
Madida notte
di fine giugno
ottavi
su ottavi
di Heurige
scorrono
alla ricerca
d’oblio
il più insensato
in questo disperato
cosmo nero
di giugno.
Napoli, 29 giugno –
2 luglio 2002
VANNI
Ho nelle mani
sabbia
seminata
dal vento
sabbia
del Sahara
sabbia ocra
di un amico
che non posso
dimenticare.
Napoli, 20 giugno 2001
CANTO GRECO
Melodie
nella mente
scivolano
inaspettate
come miele
del Taigeto,
tra Laconia
e Messenia
rude cuore
posto.
L’aspro manto
un canto
ispira
di foglie
e fiori
un armonioso
canto.
Napoli, 8 giugno 2002
CUNZIRIA
Vino fuoco
bacio di sfida
gialle margherite
a fontana
giù
da Santa Teresa
compare Turiddu
tra i fichidindia
per mano gelosa
giace
di sangue
il destino
si tinge
e tace
la musica.
Vizzini, 3 maggio 2002
IL N’Y A PLUS D’APRÈS
À SAINT-GERMAIN-DES-PRÉS
Affusolata di nero
la musa
del Tabou
accorate atmosfere
notti esistenziali
accompagnava
col canto.
A rue Dauphine
Juliette
non c’è più
un dopo.
Napoli, 17 giugno 2002
AMALIA RODRIGUES
Chitarra d’amore
il canto
del mio destino
è per te.
Nostalgie
a Coimbra
ho lasciato
e sull’Oceano mare
riverbero
di sole rosso
il mio cuore agitato
acceca
acceca
come la tua voce
fatale.
Il mio fado
nella penombra
è per te.
Napoli, 16 aprile 2002
OY DIRE GELT
Coacervo
di gente dell’est
klezmer
danza musica
a singhiozzo
danza
e canta
Jiddisch
nel dramma antico
della diaspora
danza musica
e canta
con malinconia
con sentimento
con l’ironia
di chi
non ha niente
da perdere,
fuorché la vita.
Napoli, 26 giugno 2002
TANGO D’AMORE
E COLTELLI
Disperato tango
modulato
e grave il canto
sensuale
il sangue
dalle ferite
scorre
rivoli
nella piazza
della paura
negra
sotto cielo cobalto.
L’urlo forte
tra amore e morte
ancora sparge
sangue
sangue dolce
a Buenos Aires.
Napoli, 7 aprile 2002
[poesia scritta dopo uno
spettacolo di Alessandro
Haber, al Teatro
Mercadante di Napoli]
MEDARDO ROSSO
Un velo
scolpisce
un tuo volto
tela grezza
ricopre
il mio.
Napoli, 4 giugno 2002
[dopo aver visto la scultura
Ecce puer (1905) di Medardo Rosso,
Musée d’Orsay, Paris]
A DINO CAMPANA
È tarda
la notte
mitico
il sonno
nei ventricoli
profondi
forte
il dolore
non mitiga
ciò che è
forse
solo un sogno.
Scalfire
una pietra dura
o una gemma
o i Canti orfici
è come
toccare un vepro.
Napoli, 21 novembre 2002
BOUILLON
Semois
delle Ardenne
lungo i bastioni
dell’antico castello
placida scorri
un tempo
il crociato vessillo
per il Santo Sepolcro
guardasti partire.
Semois
delle Ardenne,
fra le tue foreste
fino alla Mosa
e i paesaggi aridi
di Palestina,
il conte
che non volle
esser re
il suo destino
segnò.
Napoli, 3 marzo 2002
OTRÀNTO
Triabsidata la cripta
arabo-gotico il rosone
tu
o Chiesa madre
l’onta dei cavalli
di Acmet Pascià
subisti
tu
le ossa dei martiri
preservi.
Per la fede
nella Croce
ottocento
i passati
a fil di spada
ottocento
i martiri
sul colle
della Minerva.
Napoli, 9 maggio 2002
15-18 GIUGNO 1815
Dall’Elba
alle Tuileries
trionfale marcia
a volo d’aquila.
L’epopea
in due mesi
la Grande armata
aduna,
ma tra la Mosa
e il Mar del Nord
Blücher
e Wellington,
dalla Sambre divisi,
rinforzi aspettano
per lo scontro finale.
Cento giorni
in cento ore sole
un destino
infrangono.
Come sempre l’armata
rapida muove
nel suo divide et impera.
L’azione riesce.
A Ligny
Blücher
è battuto.
A Quatre-Bras
il Principe della Moskowa
i tamburi inglesi
e olandesi
respinge.
Bruxelles
è alle porte.
Ma non è finita.
Vicino
alla foresta
di Soignes,
sulla “morne plaine”
di Hugo
è la battaglia
decisiva.
Terra intrisa
di sangue
sepolcro di Francia
l’aquila ferita
ho visto
e a Plancenoit
la rediviva
armata prussiana
fare a pezzi
la Giovane Guardia.
Tra due fuochi
anche la Vecchia Guardia
cede gloriosa.
Eppure
la giornata
volgeva a favore,
se solo Grouchy
al tonar dei cannoni
fosse sopraggiunto!
Sepolcro di Francia
l’aquila ferita
ho visto
e a Hougoumont
alla Belle-Alliance
a Papelotte
a La Haye-Sainte
quanto sangue.
Quanto sangue
a Mont-Saint-Jean
e quali grandi cariche
di cavalleria
disperate cariche
di cavalleria.
Quanto sangue
quanto sangue
a Waterloo!
Napoli, 8 marzo 2002
[avendo più volte visitato il luogo
della battaglia, fin da ragazzo,
nei miei frequenti soggiorni a
Bruxelles]
NAPOLI 1822
Nel golfo notturna
spirale di fuoco
spento il Somma
l’altra bocca
spasmi eruttivi
nell’aria esplode
come saette
fin verso il mare
ininterrotte.
Al Molo
di San Vincenzo
pescatori assorti
dipanano reti
mentre feluche
a vele spiegate
senza meta
lo spettacolo
avvolgono
come immote
nel loro curioso
ardore.
Napoli, 20-21 febbraio 2002
[da un guazzo raffigurante
l’Eruzione del Vesuvio del 1822]
PRAGA 1968
Moltitudini,
garrule bandiere
a piazza San Venceslao
Tito plaudono
la primavera
del socialismo umano
contro il rosso bolscevico
esulta.
È agosto inoltrato,
qualche giorno ancora
e per le vie
per le piazze
i motori dei carri
romberanno,
recidendo ogni libertà.
A Karlovy Vary in fretta
si transita, a Bayreuth
si piange.
Bayreuth, 21 agosto 1968
[testimone a Praga, con la mia
famiglia, di quegli ultimi giorni
di libertà, scrissi a 15 anni questa
poesia, varcato il confine con la
Germania il 20 agosto, alla notizia
alla radio dell’invasione sovietica,
avvenuta nella notte tra il 20 e il 21
agosto]