Zakinthos, Navajo, un raro scatto dal mare agitato della celebre e fotografatissima,
quasi sempre dall'alto, spiaggia del relitto (foto di Giacomo Garzya, 5 luglio 1996)
(e-mail di contatto: giacomo.garzya52@gmail.com)
COMUNICATO STAMPA
PREFAZIONI DI MASSIMO GHERARDINI AI MIEI TRE LIBRI PUBBLICATI NEL 2023 CON LA DANTEBUS EDIZIONI
A) PREFAZIONE ALLA SEDICESIMA RACCOLTA DI POESIE DI GIACOMO GARZYA, "IL RIVERBERO DELLE PAROLE", ROMA 2023, DANTEBUS EDIZIONI, pp. 1-96.
«Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno fra le dita.» (Alda Merini) Possono bastare i versi a raccontare la storia di una vita? Con la si- gnorilità e l’eleganza di un Umberto Saba, l’autore Giacomo Garzya prova a rispondere concretamente a tale interrogativo. Ecco che, al- lora, il lettore si trova catapultato - nell’intensa silloge poetica Il ri- verbero delle parole - all’interno di un ambiente a cavallo tra il sogno e la realtà, tra il visibile e l’invisibile, dove il poeta invita ad ascoltare bene e a seguire il filo di voce lontana che si confonde con il fruscio delle foglie. Il logos poetico, dunque, diviene il filo d’Arianna sonoro che conduce dall’ombra alla luce, platonicamente facendo uscire dalla grotta, dantescamente dalla selva oscura a riveder le stelle. Il riverbero delle parole, dunque, è la via da seguire, tanto nei momenti difficili, quanto quando ci sono da fare scelte sulla direzione da prendere, esatta mente come una citazione biblica sullo Spirito: “Il vento soffia dove vuole e tu ne odi il rumore...”
«Tutto era incomprensibile, fioco, surreale, come la tua immagine sbiadita nella mia mente, una pagina gialla consunta dal tempo, sgualcita nella memoria, ma pur sempre presente, a dirmi dell’opacità d’un mondo di tenebra, nel pieno d’una notte d’angoscia, con te non più accanto.» (Giacomo Garzya)
Ecco che, allora, “al di là della siepe” inizia un incredibile viaggio, dove proprio come l’Ungaretti de I fiumi, poeta e lettore possono immergersi nel flusso della propria storia, vista e sentita come un unicum. Giacomo dissotterra il “porto sepolto” e da lì iniziano una serie di traversate, avventurose, emozionanti, tra presente, passato e futuro, tra visione e memoria, dove Giacomo diviene il “capitano” di Whitman. Il golfo di Trieste, la bora, le amate montagne, dalle Dolomiti ai ghiacciai, l’amore, i momenti difficili come quello della pandemia da Covid-19, l’alternarsi delle stagioni della terra e dell’animo, il sentire la forza ed il peso della tradizione artistica, sino a toccare anche lidi esotici pur di scovare e condividere Bellezza e Amore. Come Ulisse, quindi, il poeta può felicemente approdare di nuovo alla sua Itaca perché vive e ha vissuto la vita intensamente, non inseguendo il canto fallace delle sirene, ma il suono della veritas delle parole...
«Domani sarà festa per me [...] un bel traguardo i Settanta [...]. Occorre sempre esser contenti di esser nati e pensare fermamente che la vita è un dono, soprattutto quando è colorata di brutto. [...] Ora, con tutti gli acciacchi, sono ancora più contento di vivere e di esser nato e quando mi arriva una buona nuova, come un segno di pace [...] sono felice.» (“Per i miei settanta nel giorno di Santa Cecilia”)
Massimo Gherardini
B) PREFAZIONE A GIACOMO GARZYA, "LE VIE DELL'IMMAGINE. Scatti in cammino", ROMA 2023, DANTEBUS EDIZIONI, pp. 1- 202 (con 183 foto tra analogiche e digitali)
«I luoghi hanno un’anima. Il nostro compito è di scoprirla. Esattamente come accade per la persona umana.» (James Hillman, “L’anima dei luoghi”)
L’intenso autore Giacomo Garzya eleva la sua arte dalla terra al cielo, per poi effettuare un volo a planare sulla terra che conduce l’osservatore-lettore in un incredibile viaggio, in cui perdersi per ritrovarsi, dove smarrirsi per riscoprire l’essenza, la fiamma viva dell’esi stenza e del mondo. Anche se ogni opera è minuziosamente corredata di data e di indica- zione geografica, l’arte di Giacomo valica limiti e confini spazio-temporali e, soprattutto, riesce a condurre da un cammino personale ad una via universale. Eppure, da subito l’os servatore avverte un quid misterioso e vitale che aleggia dietro e dentro ogni foto. Si tratta di quello che i classici chiamavano genius loci, ovvero un nume tutelare che aleggia, alita, custodisce, come un’entità viva e pulsante, ogni luogo. Sarà, infatti, capitato a tutti di av vertire una sensazione entrando in un luogo – una città, una nazione, un paese, un paesag- gio, un museo – che fa percepire un qualcosa di caratteristico, di distintivo, una sorta di energia fisica e psichica.
«Un luogo non è mai solo “quel” luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati.» (Antonio Tabucchi)
Napoli, Venezia, Parigi, Gerusalemme, Capri, Ischia, Zante, Santa Maria di Leuca, Procida, Urbino, Acitrezza, Kokàla, Parigi, Karpathos, Pantalica, Santorini, Creta, Konia, Sultan- hani, Zelve, Goremem, Istanbul, Rodi, Luxor, Karnak, Safaga, Oulu, Rovànieni, Mauritius, Petra, Tel Aviv, Casablanca, Rabat, Fès, Marrakech... la bellezza, il calore, il colore, l’ener gia delle opere di Giacomo parlano alla nostra parte più ancestrale, più profonda e miste riosa, più irrazionale, ma sempre esistita, capace di guidarci lungo il cammino del sentiero della vita. I faraglioni di Capri, gli antichi tempi egizi, il Vesuvio, la spianata di Gerusa lemme, la valle di Petra, uniscono epoche, storie, sensi, mente, cuore, anima.
«Ci si lega spiritualmente a luoghi, persone o cose che si incontrano sul proprio cammino perché marcano momenti particolari del proprio divenire.» (Jung)
Giacomo Garzya sulla scia degli antichi Greci e Romani prima, poi di Jung e di Hillman, recupera l’antica nozione di una natura “animata” che assorbe i pensieri e le tradizioni degli uomini che la abitano da secoli o millenni. Il fotografo, in particolar modo, è colui che crea un legame empatico con i luoghi che visita. Una delle grandi caratteristiche dell’ar- tista Giacomo Garzya è proprio quella di saper cogliere tale anima e farla conoscere al lettore, riuscendo magicamente a chiuderla e a custodirla anche nelle sue fotografie così come appare manifestandosi nel Cristo Pantocrator dello scatto Cristo a Bivongi, agosto 1994, Napoli Arte. Il genius loci diviene, dunque, il genius artis, il genius mundi...
«Esistono luoghi che ci chiamano, magari anche da molto lontano. Non ne conosciamo la ragione, ma, ancora prima di averli visti, sappiamo che seguendo il loro richiamo ritroveremo un pezzo della nostra anima.»
(Silvia Montemurro)
Massimo Gherardini
C) PREFAZIONE A GIACOMO GARZYA, "FRAMMENTI DI MEDITERRANEO", ROMA 2023, DANTEBUS EDIZIONI, pp. 1-202 (con 182 foto tra analogiche e digitali)
«A un certo punto della sera e del mattino l’azzurro del Mediterraneo supera ogni immaginazione o descrizione. È il colore più intenso e meraviglioso, credo, di tutta la natura.» (Charles Dickens)
Con il vento dell’arte e dell’emozione che soffia dolcemente, l’intenso autore Giacomo Garzya spiega le vele e le braccia della sua imbarcazione e conduce sé e il lettore-osservatore in un magnifico viaggio di bellezza. In questa raccolta fotografica – intitolata Frammenti di Mediterraneo – si compie una traversata del Mediterraneo, di cui il fotografo coglie la meraviglia in luoghi, culture, monumenti, situazioni, suggestioni. Dagli estremi confini orientali fino alle Colonne d’Ercole, Giacomo allestisce in immagini un intenso e accorato mosaico, che è anche un viaggio nelle epoche, dagli antichi greci fino ad arrivare all’era contemporanea. Ogni tessera, come suggerisce il titolo stesso dell’opera, è un frammento fondamentale che narra già nel suo piccolo lo splendore del tutto. Onda dopo onda, riva dopo riva, terra dopo terra, paese dopo paese, città dopo città, storia dopo storia, monumento dopo monumento, l’artista riesce nell’impresa di far abbracciare al lettore il Mediterraneo in tutta la sua essenza.
«Nei tuoi occhi balenano moltitudini di vele iridescenti, nella spensierata speranza di cogliere un alloro, che si sia primi nella gara o ultimi, non importa. Non è un sogno, ma su una barca veleggia il tuo amore, che all’orizzonte scorge l’infinita gioia dell’infinito, in un mare opalescente, come il suo cuore. Tante vele al vento fresco di bora, tutte agognanti la meta, in un giorno, dove le trasparenze marine, sono figlie del sole.» (“Barcolana”, Giacomo Garzya)
Il Mediterraneo, dunque, viene svelato come preziosa culla della cultura e crocevia di popoli, che bagna luoghi di infinita meraviglia, laddove il suo essere anche teatro di infausti drammi e orrori viene riparato da Giacomo con la bellezza. Come nell’arte del kintsugi giapponese, ogni foto è una colata d’oro che restaura ogni crepa e rimette insieme ciascun frammento. Capri, Ischia, Procida, Nerano, Amalfi, Gallipoli, Malta, Palermo, Melilli, Taormina, Siracusa, Noto, Pergamo, Creta, Khitira, Skorpiòs, Santorini, Monemvasia, Zakinthos, Paestum, Mikonos, Delos, Sifnos, Santorini, Isola di San Pietro, Tharros… tutto concorre al Bene e alla Bellezza, sempre con lo sguardo affascinato e pieno di stupore di un fanciullo, che si meraviglia di fronte ad ogni nuova affascinante scoperta, come se fosse sempre la prima volta. Simbolo ed icona dell’artista e della sua fotografia diviene l’elicriso, come nello scatto Il mio Mediterraneo, che si erge sulla scogliera, ricordando la ginestra indomita di Leopardi sul Vesuvio, come simbolo di un amore eterno ed immortale. Giacomo, novello Ulisse, segna le tracce del nostos alla patria delle emozioni.
«Tutto è scritto nel Mediterraneo.»
(M. Nunnari)
Massimo Gherardini
GIACOMO GARZYA comunica ai cari amici che è in corso di stampa un suo nuovo libro fotografico con ben 337 immagini, in gran parte foto scattate tra il 2023 e il 2024, ma anche con delle sue foto in b/n di Praga, di qualche giorno prima dell'invasione da parte dell'Unione Sovietica, il 18 agosto 1968, lui quindicenne. Il titolo del libro è: Giacomo Garzya, "Fermo immagine a Nord Est", Trieste 2024, pp. 1-376, Franco Rosso Editore.
Trieste, 5 agosto 2024
GIACOMO GARZYA E LA SUA PARTECIPAZIONE AI CONCORSI POETICI A PARTIRE DALLA FINE DEL 2022:
È stato sempre finalista e con "menzioni al merito," negli otto concorsi poetici a cui ha partecipato dal 2022: in particolare, "Poeta Federiciano" al XIV Concorso internazionale "Il Federiciano"; nel 2023, al secondo posto al "Quarto Premio Internazionale Fëdor Dostoevskij", col suo libro "Poesie" (1998-2010), con presentazione di Luigi Mascilli Migliorini, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, pp. 1-456 e al sesto posto ex aequo, con "menzione speciale al merito", all' "Ottavo Premio internazionale Salvatore Quasimodo", presidente della giuria il figlio Alessandro, per il suo libro "Delos. Poesie 2015-2020", con prefazione di Enzo Santese, Napoli 2020, Iuppiter Edizioni, pp. 1-342.
GRAZIA FULCINITI:
"La Grecia solare di Giacomo Garzya"
“Siamo tutti greci. Le nostre leggi, la nostra letteratura, la nostra religione, le nostre arti hanno le loro radici in Grecia. Se non fosse stato per la Grecia, Roma, la maestra, la conquistatrice, la metropoli dei nostri antenati, non avrebbe diffuso la luce con le sue armi, e ora potremmo essere selvaggi o idolatri.”
Percy Bysshe Shelley, "A Defence of Poetry", 1821
Giacomo Garzya è poeta e fotografo (non è un caso) e una parte della sua produzione, caricata sul sito internazionale flickr e in www.maree2001.it , è dedicata alla Grecia, visitata e ‘vissuta’ in vari momenti della sua vita, alcuni anche dolorosi; la Grecia di Garzya è un luogo interiore essenzialmente, puntellato da una solida formazione classica (anche per storia familiare), storica, e per certi versi antropologica, che conferisce alla sua poesia, nonostante l’immediatezza e la vividezza di certe immagini, uno spessore che regala al lettore una metacognizione su miti, religione, luoghi, eventi atmosferici, cambi di luce, che rimandano ad un passato che è patrimonio di tutti. I luoghi spesso diventano personificazioni del mito, dell’emozione e di un sentire umano e per questo comune. La Grecia solare perché? Perché il tratto più significativo delle poesie dedicate alla Grecia è la luce, il sole con tutte le sue sfumature e riverberi, che presentano e ‘cantano’ scenari, che a volte si ripetono, ma sempre diversi, per esempio basta il soffio del Meltèmi per rendere ‘altro’ il paesaggio, che rimanda a stati d’animo, impressioni, suggestioni sedimentate nei vari viaggi - pellegrinaggi dell’animo umano. La geografia della Grecia di Garzya è quella di un anonimo kafenion esposto al sole e alle mosche, è quella delle rocce brulle e scoscese, delle calette nascoste e selvagge, la Grecia delle meraviglie, delle piccole cose che si caricano di umanità e di ricerca della bellezza, ancor di più quando la poesia diventa fotografia, perché, per citare H. C. Bresson ‘è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore’. L’idea di Garzya di farmi tradurre in neogreco una cinquantina di sue poesie (malgrado io non sia madrelingua) nasce proprio dall’esigenza di rendere ancora più tangibile e immediata l’esperienza del viaggio in terra greca, e nella traduzione mi soffermo anche sull’aspetto stilistico e lessicale, tendente a qualche apertura alla katharèvusa e con costrutti non sempre in linea con il dimotiko. Su una cinquantina di poesie di Giacomo Garzya, tradotte dal compianto prof. Costantino Nikas dell’Istituto Orientale di Napoli, dieci furono tratte dal libro di poesie, G.Garzya, "Solaria" del 1998 e riguardavano appunto la Grecia, le altre 37 da "Maree" (2001) e "Passato e presente" (2002), sempre di Garzya.
Si propone qui la lettura di 2 poesie in italiano e neogreco: "Diafàni di Kàrpathos" e "Monemvasia, un ritorno":
Διαφάνι της Καρπάθου
Μύγες καφενείου
τσιμπάνε τους αστραγάλους.
Μια γριούλα ντυμένη στα μαύρα
περήφανη καθ’ημάς Ανατολή
φλυαρεί.
Δωρική είναι η γλώσσα
όπως στην άγρια Μάνη
Ένας ταξιδιώτης Old England
κορδόνια μαλλιά
κατεβάζει τζιν τόνικ
απελπισμένος.
Ένας μοναχός, λευκή γενειάδα,
φρυγικός μάλλινος σκούφος
στο κουδούνισμα ανέμου βυζαντινού
κάνει το σταυρό του.
Μύγες καφενείου
τσιμπάνε
ανάμεσα σε σκάκι και τάβλι
αυτόν που περιμένει το πλοίο,
ανάμεσα σε ποτήρια από ούζο
αυτόν που αναζητά τη λήθη.
Ο χρόνος σταμάτησε στο Διαφάνι.
DIAFÀNI DI KÀRPATHOS
Mosche di kafenìon
pizzicano le caviglie.
Vecchia paludata di nero
fiero oriente greco,
ciarla.
Dorica è la lingua
come nel Mani selvaggio.
Viaggiatore Old England
capelli di stoppia
gin tonic tracanna,
disperatamente.
Monaco barba bianca
berretto frigio di lana
allo scampanìo del vento
bizantino si segna.
Mosche di kafenìon
pizzicano
tra scacchi e tavli
chi aspetta la nave,
tra bicchieri di uzo
chi cerca l'oblio.
Il tempo è fermo
a Diafàni.
Diafàni, 18 agosto 1998
Giacomo Garzya
Μονεμβασιά, επιστροφή
Επιστρέφοντας εδώ
ότανη ανάμνηση είναι ωραία
σε κυριεύει ξανά.
Εδώ στο Κάστρο
όλα έχουν αλλάξει
ακόμη και οι πέτρες,
όπως και το χρώμα
με το φως της ημέρας
και του απογεύματος.
Η ζωή με έφερε
σε αυτή την ακτή
που δεν είναι ποτέ η ίδια
όπως το ποτάμι που ρέει.
Τώρα ο άνεμος φυσάει δυνατά
και δεν λυγίζει
ένα πλήθος
άγριων σκόρδων
που στέκονται
ανάμεσα στον γκρεμό
και τον σιδερένιο βράχο,
από τον οποίο
σταγόνες αμβροσίας αναβλύζουν
στα γαλαζοπράσινα μάτια σου,
έτσι σήμερα τα βλέπω
σαν αυτά μιας νύμφης
που η θάλασσα τυλίγει
εδώ γύρω.
MONEMVASIA, UN RITORNO
Ritornare sui luoghi
quando è bello il ricordo
ti misura di nuovo.
Qui nel Kastro
tutto è mutato
anche le pietre,
come il colore
con la luce del giorno
e della sera.
La vita ha portato
a questo lido,
mai uguale a se stesso,
come il fiume che scorre.
Ora tira il vento forte
e non doma
moltitudini
di agli selvatici
ritti
tra le scogliere
e il roccione ferroso,
da cui sgorgano
stille d'ambrosia
sui tuoi occhi turchesi,
così oggi li vedo,
come quelli di ninfa
che il mare avvolge
qui attorno.
Monemvasia, 29 luglio 2003
Giacomo Garzya
Relazione di Grazia Fulciniti letta l'8 marzo 2024, in occasione della "GIORNATA DELLA LINGUA GRECA", organizzata all'Università di Napoli "Federico II" da Domenica Minniti Gònias, professore ordinario all'Università Nazionale e Kapodistrias di Atene.
Molte mie poesie sono state tradotte in inglese e in greco moderno, alcune in tedesco, spagnolo, arabo classico e una trentina da me stesso in francese. Le poesie in greco moderno furono tradotte, una ventina d'anni fa, dall'indimenticato amico Costantino Nikas, ben quarantasette scelte dai miei primi tre libri di poesie: "Solaria" (1998), "Maree" (2001), "Passato e presente" (2002); attualmente è in corso la traduzione di una trentina di poesie sulla Grecia da parte della grecista Grazia Fulciniti, anche queste già edite, ma da ripubblicare ad Atene.
GIACOMO GARZYA, ARTE IN COSTIERA AMALFITANA, ALL'HOTEL CASA ANGELINA A VETTICA DI PRAIANO, 24 OTTOBRE 2015. SCULTURA DI ETIENNE, "LA CONVERSATION", IN TUTTO QUATTRO COPIE, UNA DELLE QUALI SCOPRII PER CASO, NEL CENTRO DI L'AVANA A CUBA, APPENA DUE MESI DOPO (IL 27 DICEMBRE 2015). SULLO SFONDO DELLA PRIMA FOTO "LI GALLI" E "I FARAGLIONI DI CAPRI ". |
Parigi,
lungosenna, 20 aprile 1987 |
Istituto italiano per gli Studi filosofici, 29 aprile 2015 (Foto di Francesco Zoena) |
IISF, 29 aprile 2015 ( Foto di Francesco Zoena) |
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IL MIO DODICESIMO LIBRO DI POESIE, Napoli 2015
IL MIO UNDICESIMO LIBRO DI POESIE: GIACOMO GARZYA, "UNA SPECCHIERA", Napoli 2015, M.D'Auria Editore.
NEL 2013
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POESIA DI GIACOMO GARZYA SCRITTA DIECI ANNI PRIMA DELLA SCOMPARSA PREMATURA DI SUA SORELLA CHIARA (8 APRILE 2019) IL VIAGGIO DELLA VITA A Chiara sorella Tante sequenze i miei viaggi, Pianure, monti, pascoli, fiumi da ponti di ferro, Tante sequenze, quanti ricordi, In lotta col tempo che passa, Né togliendone il tappo, i mali del mondo e la morte Napoli, 8 luglio 2009. in GIACOMO GARZYA, "IL VIAGGIO DELLA VITA", Napoli 2010, M.D'Auria Editore, p. 74. |
Trieste, Piazza dell'Unità d'Italia, 11 dicembre 2021 (foto di Giacomo Garzya)
Giacomo Garzya e Vanni Venditti: un'inossidabile, più che quarantennale, amicizia (foto di Marisa Porzio, Napoli 17 dicembre 2023).
Nella prima delle due foto sottostanti, è Greta Alberti a fotografarmi (Trieste, 24 aprile 2024),
nella seconda è Giulia Larizza a cogliere un gesto affettuoso
delle mie due figlie, Fanny e Maguy (Corsica, estate 2003).
Dal 19 luglio 2023, è stato messo in rete a cura della Redazione di "Poeti e Poesia" della Casa Editrice Pagine, Roma, un minisito di Giacomo Garzya al seguente link: http://autori.poetipoesia.com/minisiti-giacomo-garzya
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